[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 151



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 151 del 31 maggio 2023

In questo numero:
1. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
2. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
3. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
4. Naomi Klein: Le intelligenze artificiali non hanno "allucinazioni". I loro creatori si'
5. Alcuni riferimenti utili

1. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE

La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
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Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
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Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.

2. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

4. RIFLESSIONE. NAOMI KLEIN: LE INTELLIGENZE ARTIFICIALI NOn HANNO "ALLUCINAZIONI". I LORO CREATORI SI'
[Dal sito della "Libreria delle donne" di Milano riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Le intelligenze artificiali non hanno 'allucinazioni'. I loro creatori si'" e il sommario "I CEO del settore tecnologico vogliono farci credere che l'IA generativa portera' benefici all'umanita'. Si stanno prendendo in giro da soli", originariamente apparso sul sito theguardian.com l'8 maggio 2023.
"Naomi Klein e' editorialista e scrittrice del Guardian USA. E' autrice dei bestseller No Logo e Shock economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri, nonche' docente di giustizia climatica e co-direttrice del Centro per la giustizia climatica presso la University of British Columbia"]

Tra i molti dibattiti che ruotano intorno alla rapida diffusione della cosiddetta intelligenza artificiale, c'e' un conflitto relativamente oscuro incentrato sulla parola "allucinazione".
Questo e' il termine scelto da architetti e fautori dell'intelligenza artificiale generativa, per descrivere le risposte del tutto inventate o sbagliate fornite dai chatbot. Come per esempio quando si chiede a un bot la definizione di qualcosa che non esiste e lui, in modo piuttosto convincente, ce ne da' una, completa di note a pie' di pagina inventate. "Nessuno del campo ha ancora risolto i problemi di allucinazione", ha dichiarato recentemente a un intervistatore Sundar Pichai, CEO di Google e Alphabet.
E' vero, ma perche' chiamare gli errori "allucinazioni"? Perche' non "spazzatura algoritmica"? O glitch (problema tecnico)? L'allucinazione si riferisce alla misteriosa capacita' del cervello umano di percepire fenomeni che non sono presenti, almeno non in termini convenzionali e materialistici. Appropriandosi di una parola comunemente usata in psicologia, nella psichedelia e in varie forme di misticismo, i sostenitori dell'IA, pur riconoscendo la fallibilita' delle loro macchine, stanno contemporaneamente alimentando la mitologia piu' cara al settore: quella secondo cui, costruendo questi grandi modelli linguistici e addestrandoli su tutto cio' che noi umani abbiamo scritto, detto e rappresentato visivamente, i fautori dell'IA stanno per mettere al mondo un'intelligenza animata che e' sul punto di innescare un salto evolutivo per la nostra specie. Altrimenti come farebbero bot come Bing e Bard a volteggiare nell'etere?
Certamente nel mondo dell'intelligenza artificiale sono in atto allucinazioni distorte, ma non sono i bot ad averle; sono i CEO delle imprese tecnologiche che li hanno scatenati, insieme a una falange di loro fan, a essere in preda ad allucinazioni selvagge, sia individualmente che collettivamente. Definisco l'allucinazione non in senso mistico o psichedelico, ovvero stati di alterazione della mente che possono effettivamente aiutare ad accedere a verita' profonde e non percepite in precedenza. No. Queste persone sono semplicemente in trip: vedono, o almeno sostengono di vedere, prove che non ci sono affatto, persino evocando interi mondi che metteranno i loro prodotti al servizio del nostro miglioramento e della nostra istruzione universale.
L'intelligenza artificiale generativa porra' fine alla poverta', ci dicono. Curera' tutte le malattie. Risolvera' il cambiamento climatico. Rendera' i nostri lavori piu' significativi ed emozionanti. Scatenera' vite piene di contemplazione e svago, aiutandoci a recuperare l'umanita' che abbiamo perso a causa della meccanizzazione del tardo capitalismo. Mettera' fine alla solitudine. Rendera' i nostri governi razionali e reattivi. Temo che queste siano le vere allucinazioni dell'IA e le abbiamo sentite in continuazione da quando Chat GPT e' stato lanciato alla fine dell'anno scorso.
Esiste un mondo in cui l'IA generativa, come strumento potente di ricerca predittiva e come esecutore di compiti noiosi, potrebbe essere davvero utilizzata a beneficio dell'umanita', delle altre specie e della comunita'. Ma perche' cio' accada, queste tecnologie dovrebbero essere impiegate all'interno di un ordine economico e sociale molto diverso dal nostro, ovvero di un sistema che abbia come scopo la soddisfazione dei bisogni umani e la protezione di tutto l'ecosistema a sostegno della vita. E come sanno bene quelli di noi che al momento non stanno incappando in errori, il nostro sistema attuale non e' affatto cosi'. Piuttosto, e' costruito per massimizzare il ricavo di ricchezza e profitto, sia dagli esseri umani che dal mondo naturale, una realta' che ci ha portato a quella che potremmo definire la fase tecno-necro del capitalismo. In questa realta' fatta di potere e ricchezza iper-concentrati, l'intelligenza artificiale, lungi dall'essere all'altezza di tutte quelle allucinazioni utopiche, e' molto piu' probabile che diventi un temibile strumento di ulteriore espropriazione e razzia.
Approfondiro' il perche' di questa situazione. Ma prima e' utile riflettere sul perche' e a chi siano utili le allucinazioni utopiche sull'IA. Che operazione stanno facendo nella cultura queste storie benevole, nel momento in cui ci imbattiamo in questi nuovi e strani strumenti? Ecco un'ipotesi: si tratta di storie di copertura potenti e allettanti, per quello che potrebbe rivelarsi il furto piu' grande e ambizioso della storia umana. Perche' stiamo assistendo all'appropriazione unilaterale della totalita' della conoscenza umana che esiste in forma digitale, raggiungibile da chiunque, da parte delle aziende piu' ricche della storia (Microsoft, Apple, Google, Meta, Amazon...) per blindarla all'interno di prodotti proprietari, molti dei quali prenderanno di mira direttamente gli esseri umani, che con il lavoro di una vita hanno istruito le macchine senza dare il loro permesso ne' consenso.
Questo non dovrebbe essere legale. Nel caso di materiale protetto da copyright (compreso questo giornale) che, come sappiamo, ha addestrato i modelli, sono state intentate diverse cause per sostenere che si tratta di una pratica chiaramente illegale. Perche', ad esempio, una societa' a scopo di lucro dovrebbe essere autorizzata a inserire i dipinti, i disegni e le fotografie di artisti viventi in un programma come Stable Diffusion o Dall-E 2, che puo' generare copie delle opere di quegli stessi artisti, con profitti vanno a tutti tranne che agli autori?
La pittrice e illustratrice Molly Crabapple sta contribuendo a guidare un movimento di artisti che sfidano questo furto. "Le IA generatrive nel campo dell'arte sono addestrate su enormi insiemi di dati, contenenti milioni e milioni di immagini protette da copyright, raccolte senza che i loro creatori ne siano a conoscenza, tanto meno con un compenso o un consenso. Si tratta di fatto del piu' grande furto d'arte della storia. Perpetrato da aziende dall'apparenza rispettabile, sostenute dal capitale di rischio della Silicon Valley. E' una rapina alla luce del sole", si legge in una nuova lettera aperta di cui lei e' una delle autrici.
Il trucco, naturalmente, e' che la Silicon Valley e' solita chiamare il furto "disruption" [crollo del sistema], e troppo spesso la fa franca. Conosciamo questa mossa: avanzare in un territorio non ancora regolamentato; sostenere che le vecchie regole non si applicano alla nuova tecnologia; urlare che la regolamentazione aiutera' solo la Cina - il tutto mentre hai il tuo solido tornaconto. Quando tutti noi saremo oltre la novita' di questi nuovi giocattoli e inizieremo a fare un bilancio dei danni sociali, politici ed economici, la tecnologia sara' gia' cosi' onnipresente che i tribunali e i politici non potranno che tirarsi indietro. Lo abbiamo visto con la digitalizzazione di libri e opere d'arte di Google. Con la colonizzazione dello spazio di Musk. Con l'assalto di Uber all'attivita' dei taxi. Con l'attacco di Airbnb al mercato degli affitti. Con la promiscuita' di Facebook con i nostri dati. Non chiedete il permesso, dicono i distruttori, chiedete scusa (e oliate le domande con generosi contributi agli ingranaggi delle campagne elettorali).
In The Age of Surveillance Capitalism ("Il capitalismo della sorveglianza"), Shoshana Zuboff descrive minuziosamente il modo in cui Google ha aggirato le norme sulla privacy per fare le mappe di Street View, inviando le sue auto dotate di telecamere a fotografare le vie e gli esterni delle nostre case. Quando sono iniziate le cause in difesa dei diritti alla privacy, Street View era gia' cosi' onnipresente sui nostri dispositivi (e cosi' bella, e cosi' comoda...) che pochi tribunali sono stati disposti a intervenire, tranne in Germania.
Ora la stessa cosa che e' accaduta all'esterno delle nostre case sta accadendo alle nostre parole, alle nostre immagini, alle nostre canzoni, alle nostre intere vite digitali. Oggi tutti vengono sequestrati e utilizzati per addestrare le macchine a simulare il pensiero e la creativita'. Queste aziende sanno di essere impegnate in un furto, o perlomeno sanno che e' possibile dimostrarlo. Sperano solo che il vecchio copione funzioni ancora una volta, cioe' che la portata del furto sia gia' cosi' grande e che si stia svolgendo con tale rapidita' da indurre tribunali e politici ad alzare le mani di fronte alla presunta inevitabilita' di tutto questo.
E' anche per questo che le allucinazioni su tutte le cose meravigliose che fara' l'IA per l'umanita' sono cosi' importanti. Perche' le loro nobili affermazioni travestono da dono questo furto di massa, e intanto aiutano a razionalizzare gli innegabili pericoli dell'IA.
Ormai la maggior parte di noi ha sentito parlare del sondaggio che ha chiesto a ricercatori e sviluppatori di IA di stimare la probabilita' che i sistemi avanzati di IA causino "l'estinzione umana o una grave e permanente riduzione della specie umana". In modo agghiacciante, la risposta media e' stata che c'era una probabilita' del 10%.
Come si fa a razionalizzare il fatto che si vada a lavorare per realizzare strumenti che comportano tali rischi per l'esistenza? Spesso, la ragione addotta e' che questi sistemi presentano anche enormi vantaggi potenziali, solo che questi vantaggi sono, per la maggior parte, allucinazioni. Analizziamo alcuni di dei vantaggi piu' bizzarri.
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Allucinazione n. 1: l'IA risolvera' la crisi climatica
Quasi sempre in cima agli elenchi dei vantaggi dell'IA c'e' l'affermazione che risolvera' in qualche modo la crisi climatica. Lo abbiamo sentito dire da tutti, dal World Economic Forum al Council on Foreign Relations, fino al Boston Consulting Group, che spiega che l'IA "puo' essere utilizzata per supportare tutte le parti interessate ad adottare un approccio piu' informato e guidato dai dati per combattere le emissioni di carbonio e costruire una societa' piu' verde. Puo' anche essere impiegata per riequilibrare gli sforzi globali per il clima verso le regioni piu' a rischio". L'ex CEO di Google, Eric Schmidt, ha riassunto il caso quando ha dichiarato all'Atlantic che vale la pena di correre i rischi dell'IA, perche' "se si pensa ai problemi piu' grandi del mondo, sono tutti molto difficili: il cambiamento climatico, le organizzazioni umane e cosi' via. Quindi, voglio che le persone siano sempre piu' intelligenti".
Secondo questa logica, l'incapacita' di "risolvere" grandi problemi come il cambiamento climatico e' dovuta a un deficit di intelligenza. Non importa che persone intelligenti, con tanto di dottorati e premi Nobel, abbiano detto ai nostri governi per decenni che cosa si deve fare per uscire da questo pasticcio: ridurre le emissioni, non estrarre combustibili fossili, affrontare il sovraconsumo dei ricchi e il sottoconsumo dei poveri perche' nessuna fonte di energia e' esente da costi ecologici.
Questo consiglio molto intelligente e' stato ignorato non per un un problema di comprensione, o perche' in qualche modo abbiamo bisogno di macchine che pensino per noi. E' perche' fare cio' che la crisi climatica ci richiede significherebbe bloccare trilioni di dollari di risorse di combustibili fossili e sfidare il modello di crescita basato sul consumo, che e' alla base delle nostre economie interconnesse. La crisi climatica non e', infatti, un mistero o un enigma che non abbiamo ancora risolto a causa di dati non sufficientemente robusti. Sappiamo cosa sarebbe necessario, ma non e' una soluzione rapida: e' un cambio di paradigma. Aspettare che le macchine sfornino una risposta piu' appetibile e/o redditizia non e' una cura per questa crisi, ma un ulteriore sintomo.
Elimina le allucinazioni, e ti sembrera' piu' probabile che l'IA e' introdotta sul mercato in modi che aggravano attivamente la crisi climatica. In primo luogo, i server giganti che rendono possibile la produzione istantanea di saggi e opere d'arte da parte dei chatbot sono una fonte enorme e crescente di emissioni di carbonio. In secondo luogo, dal momento che aziende come Coca-Cola iniziano a fare ingenti investimenti per utilizzare l'intelligenza artificiale generativa per vendere piu' prodotti, sta diventando fin troppo chiaro che questa nuova tecnologia sara' utilizzata nello stesso modo in cui e' stata utilizzata l'ultima generazione di strumenti digitali: cio' che inizia con promesse altisonanti circa la diffusione della liberta' e della democrazia finisce per spedirci pubblicita' mirate, per indurci a comprare sempre piu' cose inutili, che producono emissioni di carbonio.
C'e' poi un terzo fattore, un po' piu' difficile da individuare. Piu' i nostri canali mediatici vengono inondati da deep-fake (notizie profondamente false) e cloni di vario genere, piu' abbiamo la sensazione di sprofondare nelle sabbie mobili dell'informazione. Geoffrey Hinton, spesso definito "il padrino dell'IA" perche' la rete neurale che ha sviluppato piu' di dieci anni fa forma gli elementi costitutivi degli attuali modelli linguistici di grandi dimensioni, lo sa bene. Ha appena lasciato un ruolo dirigenziale in Google per poter parlare liberamente dei rischi della tecnologia che ha contribuito a creare, tra cui, come ha dichiarato al New York Times, il rischio che le persone "non siano piu' in grado di sapere cosa e' vero".
Questo e' molto importante in relazione all'affermazione secondo cui l'IA aiutera' a combattere la crisi climatica. Perche' quando diffidiamo di tutto cio' che leggiamo e vediamo i nostri media come sempre piu' inquietanti, ci ritroviamo ancora meno attrezzati per risolvere i pressanti problemi collettivi. La crisi di fiducia e' precedente a ChatGPT, ovviamente, ma e' indubbio che la proliferazione di deep-fake sara' accompagnata da un aumento esponenziale delle culture cospirative gia' ora fiorenti. Che differenza fara', quindi, se l'intelligenza artificiale si inventera' delle scoperte tecnologiche e scientifiche? Se il tessuto della realta' che condividiamo si sta disfacendo nelle nostre mani, ci troveremo incapaci di rispondere con coerenza.
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Allucinazione n. 2: l'IA ci governera' con saggezza
Questa allucinazione evoca un futuro prossimo in cui i politici e i burocrati, attingendo alla vasta intelligenza aggregata dei sistemi di IA, saranno in grado di "vedere i modelli di bisogno e sviluppare programmi basati sull'evidenza" che produrranno maggiori benefici per i loro elettori. Questa affermazione proviene da un documento pubblicato dalla fondazione del Boston Consulting Group, ma trova eco in molti think-tank e societa' di consulenza manageriale. Ed e' significativo che proprio queste societa' - quelle assunte da governi e aziende per individuare i risparmi sui costi, spesso licenziando un gran numero di lavoratori - siano state le piu' veloci a salire sul carro dell'IA. PwC (ex PricewaterhouseCoopers) ha appena annunciato un investimento di un miliardo di dollari, mentre Bain & Company e Deloitte sarebbero entusiaste di utilizzare questi strumenti per rendere i loro clienti piu' "efficienti".
Come per le affermazioni sul clima, e' necessario porsi un interrogativo: il motivo per cui i politici impongono politiche crudeli e inefficaci e' che soffrono per mancanza di evidenze? Sarebbe un'incapacita' di "vedere gli schemi", come suggerisce il documento del BCG? Davvero non comprendono i costi umani quando tolgono risorse all'assistenza sanitaria pubblica in mezzo alle pandemie, o quando non investono in edilizia pubblica viste le tende che riempiono i nostri parchi urbani, o quando approvano nuove infrastrutture per i combustibili fossili mentre le temperature salgono? Hanno bisogno che l'intelligenza artificiale li renda "piu' intelligenti", per usare il termine di Schmidt, o sono abbastanza intelligenti da sapere chi finanziera' la loro prossima campagna elettorale e che, se si allontanano dalle sue aspettative, finanziera' i loro rivali?
Sarebbe molto bello se l'intelligenza artificiale fosse davvero in grado di recidere il legame tra il denaro delle aziende e la politica sconsiderata, ma questo legame ha completamente a che fare con il motivo per cui aziende come Google e Microsoft sono state autorizzate a rilasciare i loro chatbot al pubblico, nonostante la valanga di avvertimenti e i rischi noti. Schmidt e altri hanno condotto per anni una campagna di lobbying per dire a entrambi i partiti di Washington che se non fossero stati liberi di andare avanti con l'IA generativa, senza essere intralciati da una seria regolamentazione, le potenze occidentali non sarebbero state al passo con la Cina. L'anno scorso, le principali aziende tecnologiche hanno speso la cifra record di 70 milioni di dollari per fare pressione su Washington - piu' del settore petrolifero e del gas - e questa somma, osserva Bloomberg News, si aggiunge ai milioni spesi "per la loro vasta gamma di gruppi commerciali, organizzazioni non profit e think-tank".
Eppure, nonostante la conoscenza di come il denaro plasmi la politica nelle nostre capitali nazionali, sembra tutto dimenticato quando si ascolta Sam Altman, l'amministratore delegato di OpenAI (produttrice di ChatGPT), parlare degli scenari migliori per i suoi prodotti. Sembra che lui abbia l'allucinazione di un mondo completamente diverso dal nostro, un mondo in cui i politici e l'industria prendono le decisioni migliori basate sui dati e non metterebbero mai a repentaglio vite umane per profitto e vantaggio geopolitico. Il che ci porta a un'altra allucinazione.
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Allucinazione n. 3: fidarsi che i giganti tecnologici non distruggano il mondo
Alla domanda se e' preoccupato per la frenetica corsa all'oro che ChatGPT ha gia' scatenato, Altman ha risposto che lo e', ma ha aggiunto fiduciosamente: "Speriamo che tutto si risolva". Dei suoi colleghi amministratori delegati del settore tecnologico - quelli che competono per far emergere i loro chatbot rivali - ha detto: "Penso che gli angeli migliori vinceranno".
Angeli migliori? A Google? Sono abbastanza certa che l'azienda abbia licenziato la maggior parte di loro perche' pubblicavano articoli critici sull'IA o denunciavano il razzismo e le molestie sessuali sul posto di lavoro. Altri "angeli migliori" si sono dimessi allarmati, da ultimo Hinton. Questo perche', contrariamente alle allucinazioni delle persone che traggono maggior profitto dall'IA, Google non prende decisioni in base a cio' che e' meglio per il mondo, ma in base a cio' che e' meglio per gli azionisti di Alphabet, che non vogliono perdersi l'ultima bolla, non quando Microsoft, Meta e Apple sono gia' tutti dentro.
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Allucinazione n. 4: l'intelligenza artificiale ci liberera' dal lavoro
Se le benevole allucinazioni della Silicon Valley sembrano plausibili a molti, il motivo e' semplice. L'IA generativa si trova attualmente in quella che potremmo definire la fase del finto socialismo. Questo fa parte di una procedura ormai familiare alla Silicon Valley. Per prima cosa, si crea un prodotto attraente (un motore di ricerca, uno strumento di mappatura, un social network, una piattaforma video, un servizio di ride sharing...); lo si mette a disposizione gratuitamente o quasi per alcuni anni, senza un modello di business percorribile ("Giocate con i bot", ci dicono, "vedrete che cose divertenti potrete creare!"); si fanno un sacco di dichiarazioni altisonanti sul fatto che lo si sta facendo solo per creare una "piazza cittadina" o un "bene comune dell'informazione" o "per connettere le persone", il tutto diffondendo la liberta' e la democrazia (e non "per cattiveria"). Poi si sta a guardare come la gente si appassiona a questi strumenti gratuiti e come i propri concorrenti dichiarano bancarotta. Una volta che il campo e' libero, si introducono gli annunci mirati, la sorveglianza costante, i contratti con la polizia e i militari, la vendita di dati black-box e tariffe di abbonamento sempre piu' alte.
Molte vite e settori sono stati decimati da precedenti versioni di questo schema, dai tassisti ai mercati degli affitti ai giornali locali. Con la rivoluzione dell'IA, questo tipo di perdite potrebbe sembrare un errore di arrotondamento: insegnanti, programmatori, artisti visivi, giornalisti, traduttori, musicisti, operatori sanitari e molti altri si troveranno di fronte alla prospettiva di veder sostituito il proprio reddito da un codice difettoso.
Non preoccupatevi, gli appassionati di IA hanno le allucinazioni: sara' meraviglioso. A chi piace lavorare? L'IA generativa non sara' la fine del lavoro, ci dicono, ma solo del "lavoro noioso", con i chatbot che si occuperanno di tutti i compiti ripetitivi che distruggono l'anima e gli umani che si limiteranno a supervisionarli. Altman, da parte sua, vede un futuro in cui il lavoro "puo' essere un concetto piu' ampio, non qualcosa che si deve fare per poter mangiare, ma qualcosa che si fa come espressione creativa e un modo per trovare appagamento e felicita'".
Si tratta di una visione entusiasmante di una vita piu' bella e piacevole, condivisa da molti esponenti della sinistra (tra cui il genero di Karl Marx, Paul Lafargue, che aveva scritto un manifesto intitolato Il diritto all'ozio). Ma noi di sinistra sappiamo anche che se guadagnare denaro non deve piu' essere l'imperativo della vita, allora ci devono essere altri modi per soddisfare i nostri bisogni naturali di riparo e sostentamento. Un mondo senza lavori di merda significa che l'affitto deve essere gratuito, che l'assistenza sanitaria deve essere gratuita e che ogni persona deve avere diritti economici inalienabili. E allora improvvisamente non si parla piu' di IA, ma di socialismo.
Perche' non viviamo nel mondo razionale e umanista ispirato allo Star Trek dell'allucinazione di Altman. Viviamo sotto il capitalismo e, in questo sistema, l'effetto dell'inondazione del mercato con tecnologie che possono plausibilmente svolgere i compiti di innumerevoli lavoratori non significa che queste persone siano improvvisamente libere di diventare filosofi e artisti. Significa che queste persone si ritroveranno a guardare l'abisso - e gli artisti veri e propri saranno tra i primi a cadere.
Questo e' il messaggio della lettera aperta di Crabapple, che invita "gli artisti, gli editori, i giornalisti, i direttori e i leader dei sindacati del giornalismo a prendere un impegno per i valori umani contro l'uso di immagini generative-AI" e a "impegnarsi a sostenere l'arte editoriale fatta dalle persone, non dalle server farm". La lettera, ora firmata da centinaia di artisti, giornalisti e altri, afferma che tutti gli artisti, tranne quelli piu' elitari, trovano il loro lavoro "a rischio di estinzione". E secondo Hinton, il "padrino dell'IA", non c'e' motivo di credere che la minaccia non si diffondera'. I chatbot "tolgono il lavoro di fatica", ma "potrebbero togliere molto di piu'".
Crabapple e gli altri firmatari scrivono: "L'arte generativa dell'IA e' vampirica, si nutre delle generazioni passate di opere d'arte mentre succhia la linfa vitale dagli artisti viventi". Ma ci sono modi per resistere: possiamo rifiutarci di usare questi prodotti e organizzarci per chiedere che anche i nostri datori di lavoro e i governi li rifiutino. Una lettera di importanti studiosi di etica dell'IA, tra cui Timnit Gebru, licenziata da Google nel 2020 per aver contestato la discriminazione sul posto di lavoro, illustra alcuni strumenti normativi che i governi possono introdurre immediatamente, tra cui la piena trasparenza su quali set di dati vengono utilizzati per addestrare i modelli. I firmatari scrivono: "Non solo dovrebbe essere sempre chiaro quando ci troviamo di fronte a media non-umani, ma le organizzazioni che costruiscono questi sistemi dovrebbero anche essere tenute a documentare e divulgare i dati di addestramento e le architetture dei modelli [...] Dovremmo costruire macchine che lavorano per noi, invece di "adattare" la societa' per renderla leggibile e scrivibile dalle macchine".
Sebbene le aziende tecnologiche vorrebbero farci credere che sia gia' troppo tardi per ritirare questo prodotto di imitazione di massa che sostituisce l'uomo, ci sono precedenti legali e normativi molto rilevanti che possono essere applicati. Ad esempio, la Federal Trade Commission (FTC) degli Stati Uniti ha costretto Cambridge Analytica ed Everalbum, proprietaria di un'applicazione fotografica, a distruggere interi algoritmi che risultavano essere stati addestrati sulla base di dati e foto di provenienza illecita. Nei suoi primi giorni di vita, l'amministrazione Biden ha fatto molte affermazioni audaci sulla regolamentazione delle grandi tecnologie, compreso un giro di vite sul furto di dati personali per costruire algoritmi proprietari. Con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali, sarebbe il momento giusto per mantenere queste promesse e scongiurare la prossima serie di licenziamenti di massa prima che si verifichino.
Un mondo di deep fake, loop di mimetismo e peggioramento della disuguaglianza non e' inevitabile. E' un insieme di scelte politiche. Possiamo regolamentare l'attuale forma di chatbot vampirici e iniziare a costruire un mondo in cui le promesse piu' eccitanti dell'IA siano qualcosa di piu' che allucinazioni della Silicon Valley.
Perche' abbiamo addestrato le macchine. Tutti noi. Ma non abbiamo mai dato il nostro consenso. Si sono nutrite dell'ingegno, dell'ispirazione e delle rivelazioni collettive dell'umanita' (e insieme dei nostri tratti piu' venali). Questi modelli sono macchine chiuse e predatorie, che divorano e privatizzano le nostre vite individuali e le nostre eredita' intellettuali e artistiche collettive. E il loro obiettivo non e' mai stato quello di risolvere il cambiamento climatico o di rendere i nostri governi piu' responsabili o le nostre vite quotidiane piu' serene. E' sempre stato quello di trarre profitto dall'immiserimento di massa che, nel capitalismo, e' la conseguenza logica e lampante della sostituzione delle funzioni umane con i bot.
Tutto eccessivamente drammatico? Una resistenza soffocante e di testa rispetto a un'innovazione stimolante? Perche' aspettarsi il peggio? Altman ci rassicura: "Nessuno vuole distruggere il mondo". Forse no. Ma come ci dimostrano ogni giorno la crisi climatica e il rischio di estinzione, in continuo peggioramento, un sacco di persone e istituzioni potenti sembrano ben consapevoli che stanno contribuendo a distruggere la stabilita' dei sistemi di supporto vitale del mondo, pur di continuare a fare profitti record che credono proteggeranno loro e le loro famiglie dagli effetti peggiori. Altman, come molte creature della Silicon Valley, e' lui stesso un prepper. Gia' nel 2016 si vantava: "Ho armi, oro, ioduro di potassio, antibiotici, batterie, acqua, maschere antigas dell'esercito israeliano e un grande pezzo di terra nel Big Sur dove posso volare".
Sono dell'idea che questa dichiarazione ci dica molto di piu' su cio' che Altman pensa realmente del futuro che sta contribuendo a scatenare rispetto a tutte le visioni fiorite che sceglie di condividere nelle interviste alla stampa.

5. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 151 del 31 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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