[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 149



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 149 del 29 maggio 2023

In questo numero:
1. Chiunque arma la guerra
2. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
3. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
6. Pasquale Pugliese: Don Milani e i principi dell'impegno morale contro la guerra, a cento anni dalla nascita
7. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Alcuni riferimenti utili
10. Tre tesi
11. Ripetiamo ancora una volta...
12. "Poetry Foundation": Profilo di Gail Tremblay
13. "Poetry Foundation": Profilo di Marnie Walsh
14. "Poetry Foundation": Profilo di Gwen Nell Westerman
15. "Poetry Foundation": Profilo di Tanaya Winder
16. "Poetry Foundation": Profilo di Karenne Wood
17. "Poetry Foundation": Profilo di Elizabeth Woody
18. "Poetry Foundation": Profilo di Ofelia Zepeda
19. Omero Dellistorti: Come hai detto?
20. Omero Dellistorti: Il figlio di un amico morto

1. L'ORA. CHIUNQUE ARMA LA GUERRA

Chiunque arma la guerra
partecipa alla guerra
ed e' corresponsabile delle stragi di cui la guerra consiste

Chiunque sostiene la guerra
partecipa alla guerra
ed e' corresponsabile delle stragi di cui la guerra consiste

Chiunque incita alla guerra
partecipa alla guerra
ed e' corresponsabile delle stragi di cui la guerra consiste

Chiamo assassino il governo italiano
tanto quanto il governo russo che la guerra ha scatenato

Chiamo assassini tutti i governi
che fanno e alimentano la guerra
che sempre e solo consiste di massacri

Ogni vittima ha il volto di Abele
salvare le vite e' il primo dovere
solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe

2. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE

La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
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Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
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Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.

3. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']

Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805

6. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: DON MILANI E I PRINCIPI DELL'IMPEGNO MORALE CONTRO LA GUERRA, A CENTO ANNI DALLA NASCITA
[Riceviamo e diffondiamo]

Il 27 maggio si celebra il centenario della nascita di Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, noto al grande pubblico per la famosa "Lettera a una professoressa" del 1967, che rappresenterà un punto di riferimento fondamentale per la critica del '68 alla scuola classista e per il metodo pedagogico della scuola popolare, che avra' infinite imitazioni. Eppure, e' destino comune a molti personaggi, dirompenti nel proprio tempo, di essere trasformati in innocui "santini" nella narrazione pubblica successiva, come per esempio e' successo a Martin Luther King negli USA: in Italia e' accaduto proprio a don Milani, di cui, pur avendo oggi innumerevoli scuole a lui dedicate, e' andata persa la radicalita' trasformativa del suo insegnamento. La cui potenza e attualita' emergono in tutta la loro evidenza anche da altre due lettere, forse meno note ai piu': quella ai cappellani militari della Toscana e la successiva ai giudici del suo processo per apologia di reato.
Tra i "meccanismi del disimpegno morale" analizzati dallo psicologo Albert Bandura hanno un ruolo rilevante e diffuso - in particolare nella partecipazione alle guerre ed ai crimini che ne derivano - quelli che depotenziano la responsabilita' individuale, attraverso lo spostamento di responsabilita' su qualcun altro, occultando o minimizzando il proprio ruolo (e' la linea di difesa dei gerarchi nazisti a Norimberga o di Eichmann a Gerusalemme) e la diluizione della responsabilita' su piu' soggetti agenti, perche' "lo hanno fatto tutti" (e' il meccanismo di discolpa nella cosiddetta violenza di branco). Ecco, le lettere ai cappellani militari e ai giudici - pubblicate con il titolo unitario de "L'obbedienza non e' piu' una virtu'" - elaborate da don Lorenzo Milani insieme ai ragazzi di Barbiana, due anni prima della Lettera a una professoressa, rappresentano, invece, i principi della formazione all'impegno morale contro la guerra. Validi sempre ed universalmente perche' fondati sulla coscienza individuale.
La scuola di don Lorenzo ha precisamente lo scopo di formare cittadini consapevoli e responsabili, ossia "sovrani", attraverso l'elaborazione collettiva del pensiero che si manifesta anche attraverso gli esercizi della lettura, per esempio giornaliera dei quotidiani, e della scrittura, per esempio nelle lettere. "La scuola e' diversa dall'aula di tribunale" - scrivera' ai giudici - "Per voi magistrati vale solo cio' che e' legge stabilita. La scuola invece siede tra passato e futuro e deve averli presenti entrambi. E' l'arte delicata di condurre i ragazzi sul filo del rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalita', dall'altro la volonta' di leggi migliori cioe' il senso politico". E nel far questo i testi di lettura a Barbiana sono la Costituzione, i dialoghi socratici, i Vangeli, l'autobiografia di Gandhi, le lettere tra Claude Eatherly uno dei piloti di Hiroshima e il filosofo Guenther Anders, le Lettere di Bertrand Russell ai potenti della terra... i fondamenti del pensiero nonviolento e pacifista.
Per questo la lettura, insieme ai ragazzi, del comunicato stampa dei cappellani militari della Toscana in congedo, pubblicato su La Nazione del 12 febbraio 1965, che definivano "espressione di vilta'" l'obiezione di coscienza al servizio militare dei giovani che finivano a centinaia nelle carceri militari - quando non esisteva una legge per il servizio civile, che sarebbe arrivata solo nel 1972 - meritava una lettera di risposta, che fu pubblicata sul settimanale comunista Rinascita e su Azione nonviolenta, mensile del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini. In questa lettera - e nell'insegnamento che la presuppone - don Milani apre il concetto chiuso di patria nazionalista e lo ribalta nel concetto di patria comune degli oppressi: "se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi diro' che, nel vostro senso, in non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri". E contemporaneamente punta l'attenzione sui mezzi per realizzarlo, ancorati al ripudio costituzionale della guerra: "le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto".
Concetti che don Milani rinforza nella Lettera ai giudici, ai quali scrive sia come insegnante che come sacerdote, ribadendo che a Norimberga ed a Gerusalemme sono stati condannati uomini che avevano obbedito e che, invece, avrebbero dovuto obiettare, ossia disobbedire; e che di fronte al pericolo sempre piu' incombente della guerra atomica non si puo' tacitare la coscienza frammentando la responsabilita' tra tutti, ma che "bisogna avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non e' ormai piu' una virtu', ma la piu' subdola delle tentazioni". La stessa sovranita' che oggi stanno esercitando, perseguitati dai rispettivi governi, anche gli obiettori di coscienza russi, bielorussi e ucraini che probabilmente non conoscono don Milani ma ne stanno svolgendo l'insegnamento. Mentre noi, che lo conosciamo - e magari lo celebriamo - alimentiamo irresponsabilmente la guerra dei loro governi. (Anche di questo parleremo ad EireneFest, il Festival del libro per la pace e la nonviolenza che si svolgera' a Roma dal 26 al al 28 maggio).

7. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

9. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

10. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

11. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

12. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI GAIL TREMBLAY
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Gail Tremblay
b. 1945
Gail Tremblay is an Onondaga/Mi'Kmaq poet, writer, teacher, and artist born in Buffalo, New York. After graduating from the University of New Hampshire with a BA in drama, she earned an MFA in creative writing from the University of Oregon.
Tremblay is the author of several books of poetry, including Farther From and Too Close to Home (2013), Indian Singing in 20th Century America (1990), Close to Home (1981), and Night Gives Women the Word (1979). Blending modern and traditional styles in both her writing and her artwork, Tremblay juxtaposes the modern Native American experience with tradition, placing emphasis on the encounters between past and present. Her poetry explores the isolation that accompanies cultural misunderstanding and centuries of oppression.
Tremblay has taught at Evergreen State College in Olympia, Washington, for more than 25 years.

13. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI MARNIE WALSH
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Marnie Walsh
1916–1996
Dakota native and Sioux writer Marnie Walsh earned a BA in history and English from Pennsylvania State University and an MA in creative writing from the University of New Mexico. As a graduate student, Walsh received a fellowship from the National Endowment for the Arts.
Walsh is the author of novels Dolly Purdo (1975) and The Four Colored Hoop (1976), as well as a collection of poetry, A Taste of the Knife, which was published in 1976 and has since been reissued by Ahsahta Press. A Sioux writer whose work has been called a precursor to that of Louise Erdrich, Walsh's poems and novels depict the harsh realities of Native American and reservation life in spare, unforgiving language.
Walsh's work has appeared in From the Belly of the Shark, Voices from Wa'Kon-Tah, Dacotah Territory, Scree, the South Dakota Review, and The Third Woman: Minority Writers of the United States.

14. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI GWEN NELL WESTERMAN
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Gwen Nell Westerman
Gwen Nell Westerman is Dakota, enrolled with the Sisseton Wahpeton Oyate, and a citizen of the Cherokee Nation through her mother. She is author of Follow the Blackbirds (Michigan State University Press, 2013).

15. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI TANAYA WINDER
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Tanaya Winder
tanayawinder.com
Poet, writer, and educator Tanaya Winder is an enrolled member of the Duckwater Shoshone Tribe and has ancestors from the Southern Ute, Pyramid Lake Paiute, Navajo, and Black tribes. She grew up on the Southern Ute reservation in Ignacio, Colorado, and earned her BA at Stanford and an MFA from the University of New Mexico. Winder's collections of poetry include Words Like Love (2015) and Why Storms are Named After People and Bullets Remain Nameless (2017). Poetic Theater Productions performed a suite of Winder's poems as Love in a Time of Blood Quantum, and she won an Orlando Prize in poetry from the A Room of Her Own Foundation.
Winder centers her poetry and activity around expressing and building community. In an interview with Zingara Poetry Review, Winder notes, "I am a person who hopes my own writing and poetry reflects the times and the needs of society; without interacting with the community the poetry cannot attempt to reflect communities and so I believe poetry must intersect with community. Poetry has the potential to create community for people who are searching for it by providing a space to interact and share experiences on the page."
Winder cofounded As/Us, an online journal devoted to writers of color; cofounded the traveling exhibit Sing Our Rivers Red to raise awareness of missing and murdered indigenous women; and founded Dream Warriors Management, a company that manages indigenous artists. The National Center for American Indian Enterprise Development named her one of "40 Under 40" emerging American Indian leaders, and she was a 2017 First Peoples Fund Artists in Business Leadership fellow.
Winder lectures and teaches widely and is the director of the Upward Bound Program at the University of Colorado.

16. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI KARENNE WOOD
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Karenne Wood
1960–2019
Poet and linguistic anthropologist Karenne Wood grew up in the suburbs of Washington, DC. She earned an MFA at George Mason University and a PhD in anthropology at the University of Virginia, where she was a Ford Fellow. In her poems, she often explores themes of identity, cultural practice, and language within portraits of historical and contemporary Virginia Indians.
Wood was the author of the poetry collections Markings on Earth (2001), which won a Diane Decorah Award for Poetry from the Native Writers' Circle of the Americas, and Weaving the Boundary (2016). Her work has been included in the anthologies Sister Nations: Native American Women Writers in Community (2002), The People Who Stayed: Southeastern Indian Writing After Removal (2010), Sing: Poetry from the Indigenous Americas (2011),  The Willow's Whisper : A Transatlantic Compilation of Poetry from Ireland and Native America (2011), New Poets of Native Nations (2018), and Ghost Fishing (2018).
A reviewer for Publishers Weekly observed of the poems in Markings on Earth: "As reverential of their natural surroundings as they are unimpressed by the white world's fumbling efforts at sensitivity, Wood' s sharp-eyed witnesses are sometimes quick-tongued, sometimes sylvan-touched... Whether recounting trauma, communal or private rituals or Monacan Indian history, Wood's voice is deliberate, certain of itself and resoundingly clear."
An enrolled member of the Monacan Indian Nation, Wood served on the Monacan Tribal Council and directs the Virginia Indian Programs at the Virginia Center for the Humanities. She edited The Virginia Indian Heritage Trail (2007), created by members of Virginia tribes in order to gather and share perspectives on history and how that history is interpreted. She also served as the repatriation director for the Association on American Indian Affairs and as a researcher for the National Museum of the American Indian. Wood curated Beyond Jamestown: Virginia Indians Past and Present, exhibited at the Virginia Museum of Natural History. She served as chair of the Virginia Council on Indians and as a member of the National Congress of American Indians' Repatriation Commission. In 2015 she was named one of Virginia's Women in History.
Wood lived in Arlington, Virginia, until her death in 2019.

17. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI ELIZABETH WOODY
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Elizabeth Woody
b. 1959
An enrolled member of the Confederate Tribes of Warm Springs in Oregon, Elizabeth Woody was born in Ganado, Arizona. She studied at the Institute of American Indian Arts in Santa Fe, New Mexico, and earned a BA in the humanities from Evergreen State College in Olympia, Washington, and a Masters in Public Administration from the Hatfield School of Government at Portland State University. Her collections of poetry include Hand into Stone (1988) (reprinted as Seven Hands, Seven Hearts), winner of the American Book Award from the Before Columbus Foundation, and Luminaries of the Humble (1994). A practicing artist, Woody also illustrated Sherman Alexie's poetry collection Old Shirts and New Skins (1993).
Woody's poetry reflects her close ties with her family, the natural world, and her people, a group she portrays with humanity and sympathy. Judy Elsley, reviewing Luminaries of the Humble for Weber Studies, noted: "Woody's poetry acts as a tool for rebuilding history, reconstituting dignity, and communicating culture." A critically praised poet, lecturer, and educator, Woody received the William Stafford Memorial Prize for Poetry from the Pacific Northwest Booksellers Association in 1994. She has also been the recipient of Hedgebrook's J.T. Stewart Award for transformational work and a "Medicine Pathways for the Future" Fellowship/Kellogg Fellowship.
Woody works as a program coordinator for the National Science Foundation's Center for Coastal Margin Observation and Prediction. She is a founding member of the Northwest Native American Writers Association and a board member of Soapstone, a writing retreat for women.
Woody is a program officer at Meyer Memorial Trust in Portland, Oregon. In 2017 she was named the 8th Poet Laureate of the state of Oregon.

18. MAESTRE. "POETRY FOUNDATION": PROFILO DI OFELIA ZEPEDA
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Ofelia Zepeda
b. 1952
A member of the Tohono O'odham (formerly Papago) Nation, Ofelia Zepeda grew up in Stanfield, Arizona. She earned a BA, an MA, and a PhD in linguistics from the University of Arizona. She is the author of a grammar of the Tohono O'odham language, A Papago Grammar (1983). Zepeda's poetry collections include Ocean Power: Poems from the Desert (1995) and Jewed'l-hoi/Earth Movements, O'Odham Poems (1996).
Zepeda's poetry touches on linguistics, O'odham traditions, the natural world, and the experience of contemporary O'odham life. Her work is influenced by traditional Papago themes and songs. Dennis Holt, reviewing Zepeda's work for Drunken Boat, identified the "cultural melange" of her work, commenting that "a number of Zepeda's poems display varying patterns of bilingualism, including code-switching and immediate interlinear translation."
Zepeda was honored with a MacArthur Fellowship (1999) for her contributions as a poet, linguist, and cultural preservationist. She received a grant from the Endangered Language Fund for her work on the Tohono O'odham Dictionary Project. Zepeda has been a professor of linguistics and director of the American Indian Studies Program at the University of Arizona, as well as director of the American Indian Language Development Institute. She edits Sun Tracks, a book series devoted to publishing work by Native American artists and writers, at the University of Arizona Press.

19. FRANTUMI DEL MONDO IN ROVINA. OMERO DELLISTORTI: COME HAI DETTO?

- Come hai detto?
- Io non ho detto niente.
- Pero' io ho sentito.
- E che hai sentito?
- Quello che hai detto.
- Ma io non ho detto niente.
- Ah.
- Eh.
- Cosi' sarei io?
- Tu che?
- Il fesso, eh?
- Io mica ti capisco.
- Ah no, eh?
- No.
- Ma io si'.
- Bene.
- E insisti.
- Come?
- Insisti.
- Insisto che?
- Come che? Insisti.
- Guarda che non ho capito.
- Ah no?
- No.
- Non hai detto niente, non capisci niente, ma che ti credi?
- Come che mi credo?
- Eh, che ti credi?
- Niente.
- Niente.
- Niente.
- E mo' che vorresti dire?
- Io?
- Eh, tu.
- Io non ho detto niente.
- Come hai detto?

20. FRAMMENTI DELLA VITA SCADUTA. OMERO DELLISTORTI: IL FIGLIO DI UN AMICO MORTO

Ero dal pizzicarolo che si presenta 'sto tipetto tutto pulitino con la giacchettella e la cravattina, i capelli lisci lisci corti corti con la brillantina e la scriminatura, tutto sorridente con le guance rosse come due persiche, e mi fa:
- Buongiorno, mica che lei sarebbe il signor Riccardino Depapponi?
- Sine, e allora?
- Allora buongiorno e mi permetta di presentarmi. Sono il figlio di un suo vecchio amico, Archimede Carcassoni. Se lo ricorda il povero babbo, Archimede Carcassoni? Eravate amici, no?
- Amici? Amiconi. Amicissimi. Cosi' tu saresti il figlio di Arcaccio, eh?
- Sissignore, per servirla.
- Bravo, bravo, servire e' sempre la meglio politica, bravo, bravo.
- Grazie, sapevo che avrebbe compreso.
- Compreso che?
- Il servizio che devo farle. Mica che si sara' creduto che dopo avermi ammazzato il padre quand'ero piccinino, una volta cresciuto sarei venuto meno ai doveri della pieta' filiale e della giustizia riparatrice?
- Ah, ecco.
- Ecco.
- E quando?
- Pure subito se non l'incomoda, che ci ho il pezzo qui in saccoccia pronto all'uso.
- E proprio qui, mo', dal pizzicarolo? E perche' gli dobbiamo fare 'sta cattiva pubblicita'?
- Se vuole usciamo.
- Allora usciamo. E miri bene, per favore. Se s'ha da fare che sia fatto bene, svelto e pulito.
- Stia tranquillo che so quel che s'ha da fare e lo so fare bene.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 149 del 29 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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