[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 58



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 58 del 27 febbraio 2023

In questo numero:
1. Barbara Spinelli: Ucraina, chi ha ucciso la pace in dodici mesi di guerra
2. Giancarla Codrignani: Le madri argentine. Per non dimenticare
3. Un appello di donne: Addio alle armi. Nel mondo con uno sguardo femminile amorevole e irriducibile
4. Dall'Onu, dal partito democratico statunitense unanime, dall'interno dello stesso Fbi tre importanti novita' che potrebbero decisivamente contribuire alla liberazione di Leonard Peltier
5. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
6. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
7. Alcuni riferimenti utili
8. Ripetiamo ancora una volta...
9. Tre tesi
10. Alberto Leiss: Cari uomini, dimettiamoci dalla guerra

1. L'ORA. BARBARA SPINELLI: UCRAINA, CHI HA UCCISO LA PACE IN DODICI MESI DI GUERRA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo apparso su "Il fatto quotidiano" il 24 febbraio 2023]

Invece di insistere come ebeti su una distinzione del tutto scontata - il 24 febbraio 2022 ci fu un aggressore e un aggredito in Ucraina - converrebbe cominciare a porsi qualche domanda magari scomoda ma utile.
La piu' ovvia concerne l'opportunita' di inviare a Kiev armi sempre piu' offensive, che troncano ogni trattativa. La risposta a questa domanda e' negativa: e' ormai evidente che accrescere l'armamento ucraino non genera tregue, ma aumenta il numero di morti e la possibilita' di un conflitto nucleare. Per le industrie belliche occidentali e' una manna, ma non per i cittadini, ne' aggrediti ucraini ne' europei, che pagano il prezzo della guerra.
La seconda domanda riguarda le ragioni del conflitto. Dopo i negoziati con Gorbaciov del 1991 e negli anni che vanno dalla Rivoluzione delle Rose in Georgia nel 2003 a quella Arancione in Ucraina del 2014, e' stato fatto tutto il necessario per rassicurare Mosca, che pure aveva sciolto l'Urss aprendosi all'Occidente? Niente affatto, visto che dopo poco tempo l'Occidente decise, per volonta' degli Stati Uniti e dell'Est europeo, di espandere la zona di influenza Usa-Nato fino alle porte russe. La menzogna piu' dura a morire e' quella che ritrae Vladimir Putin nelle vesti di zar imperiale. I veri imperiali sono gli occidentali, guidati da Washington. E' ormai palese che l'ottocentesca dottrina Monroe (nessuna interferenza e' tollerata nelle aree attorno agli Usa) si applica oggi all'Europa sino alle frontiere russe. Non aver capito che tale estensione ha non solo infranto le promesse fatte a Gorbaciov nel '91, ma ha rappresentato una micidiale provocazione e' il peccato originale dell'Occidente. Mosca e' l'aggressore e Kiev l'aggredito, ma questo non implica che la guerra fosse "non-provocata" e inevitabile.
Terza domanda, legata alla seconda: i giornali europei mainstream hanno fatto abbastanza per capire le radici della guerra cominciata nel 2014 in Donbass, ben prima del febbraio 2022? La risposta e' no. I media scritti e parlati non fanno il loro mestiere di cani da guardia. Non sono al servizio dei cittadini-lettori, ma degli interessi geostrategici Nato. Esercitandosi in censura e autocensura giungono sino ad accusare di disinformazione uno dei massimi giornalisti occidentali - Seymour Hersh, premio Pulitzer, noto per aver rivelato la strage di My Lay del 1968, i retroscena dell'assassinio nel 2011 di Bin Laden, le torture nelle carceri di Abu Ghraib nella guerra in Iraq - che l'8 febbraio ha svelato con dovizia di fonti gli autori - governo Usa, aiutato da Norvegia e Svezia - del sabotaggio che nel giugno scorso ha distrutto i due gasdotti Nord Stream. Fu un atto di guerra preparato molti mesi prima del 24 febbraio '22, e scatenato non solo contro Mosca, ma anche contro la Germania e contro i rapporti energetici Europa-Russia (uno degli obiettivi e' facilitare la dipendenza Ue dal gas liquefatto Usa). Le rivelazioni sono occultate non solo da giornali e Tv, ma anche da Facebook, dove la notizia viene segnalata come fake news (segnaliamo che il fact checker di Facebook per l'Italia e' "Open" di Enrico Mentana). Hersh e' accusato di nascondere le fonti. Sappiamo che fine farebbero queste ultime, se rivelate: la fine di Snowden e Assange.
La domanda da porsi dentro questa terza domanda e' se i cittadini siano pronti a proteste massicce, come fecero per il Vietnam e un po' per l'Iraq (non per le guerre di Corea o Afghanistan). La risposta e' no, anche se i popoli europei sono ostili all'escalation militare. I cittadini che non si sentono piu' rappresentati smettono oggi di votare, forse immaginando che il messaggio sara' compreso. Non lo sara'. Il non ascolto dei cittadini e' oggi la norma gradita da Nato, Ue, governi e lobby militari.
Quarta domanda: l'Europa si e' impegnata sovranamente nel conflitto, oppure partecipa alla guerra per servitu' volontaria nei confronti degli Stati Uniti? Tutto fa propendere per la seconda ipotesi. Una decisione che sia sovrana in stato di emergenza, cioe' libera di difendere i propri interessi geostrategici, implica un calcolo dei danni che possono derivare da un impegno bellico prolungato: crisi economica, prezzi energetici devastanti, crisi della rappresentanza democratica, impossibilita' di un accordo mondiale sul clima. Nell'ottica Usa questa guerra e' intesa a facilitarne altre, a cominciare da quella con la Cina su Taiwan (gia' programmata per il 2025, ha annunciato il 27 gennaio il generale dell'aviazione Usa Minihan).
Infine la quinta domanda, cruciale. Ci si e' sforzati in Europa di capire le motivazioni degli Stati Uniti, cosi' lontani dalla zona di guerra? Vincere, per i neocon Usa, significa neutralizzare Mosca in vista dello scontro decisivo con Pechino, e per riuscire Washington ha bisogno di rianimare l'Alleanza atlantica e accrescere il peso nell'Ue di Stati piu' atlantisti che europei (Polonia, Baltici, Nord Europa). Questa battaglia il governo Usa la sta vincendo. Sta adoperando gli europei come pedine nel suo Grande Gioco inteso a vendere armi, gas ed esercitare un'egemonia planetaria che produce solo caos.
Lungo quest'anno e' apparso che almeno in due occasioni Biden determino' l'escalation di un conflitto che poteva essere evitato, o quantomeno abbreviato. Abbiamo accennato alla distruzione dei gasdotti, che ha demolito i legami Russia-Europa. Ma c'e' stato anche un costante boicottaggio dei negoziati. Lo ha rivelato l'ex premier israeliano Naftali Bennett, in un video del 4 febbraio scorso. Il 5 marzo 2022, Bennett incontro' Putin e ottenne il si' di Mosca e Kiev a una serie di condizioni. Putin disse che avrebbe rinunciato al disarmo di Kiev e alla denazificazione (dunque all'uccisione di Zelensky: Zelensky ne gioi' e uscito dal bunker proclamo': "Io non ho paura!"). Zelensky offri' la non adesione alla Nato. La mediazione di Bennett falli', nonostante l'evidente "pragmatismo di Putin che capiva totalmente le costrizioni politiche di Zelensky" e il pragmatismo parallelo di Kiev. Poi ci fu il massacro da Bucha e "a quel punto - cosi' Bennett - non c'era piu' nessuno pronto a pensare in maniera non ortodossa [out of the box]". Su spinta di Biden e Boris Johnson prevalse la "legittima decisione degli occidentali di continuare a colpire Putin [...], non so se avevano ragione [...]. Hanno bloccato la mediazione [...]. Pensai che era sbagliato [...]. Dopo molti anni Biden ha creato un'alleanza contro l'aggressore: nella percezione generale i riflessi sono palesi su arene come Cina e Taiwan. Credo davvero che esistesse una chance per il cessate il fuoco".
Se Washington ha vinto questo primo round, non e' cosi' per l'Europa: del tutto incapace di sovranita', essa e' la retroguardia degli Usa. E a dominare non e' l'asse franco-tedesco, ma l'asse Polonia-Baltici-Usa (la "Nuova Europa" esaltata da Rumsfeld nella guerra d'Iraq). Quanto alla Russia, indebolita dalle sanzioni, dovra' tollerare la dipendenza da Pechino. Ma resiste piu' efficacemente di noi alle strategie punitive, come testimoniano i preziosi documentari girati per Tv Loft da Alessandro Di Battista nelle terre russe.

2. TESTIMONIANZE. GIANCARLA CODRIGNANI: LE MADRI ARGENTINE. PER N ON DIMENTICARE
[Dal sito di "Noi donne" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Le madri argentine: per non dimenticare" e il sommario "La lezione di Vera Vigevani Jarach durante un suo viaggio in Italia e in occasione di un incontro a Roma"]

La giornalista Dora Salas, un'amica argentina che ha conosciuto sulla sua pelle le torture della dittatura, mi invia un suo articolo per raccontare la testimonianza che un'altra argentina, una delle "madri della Plaza de mayo" che adesso ha 95 anni e, come Liliana Segre - incontrata nel suo itinerario italiano - raccomanda di "non dimenticare" ha raccontato ancora una volta nella chiesa valdese di Roma.
Vera Vigevani Jarach si definisce partigiana. A buon diritto, dato che lei, italiana, compi' 11 anni sulla nave che la portava con i suoi genitori che, dopo le leggi razziali, emigravano: non li accompagno' il nonno che fu deportato e fini' ad Auschwitz nel campo di sterminio. Una famiglia di persone perbene che ha pagato un prezzo gia' alto, Ma Vera ha avuto una figlia, Franca, studentessa "brillante, che difendeva la giustizia e la verita': aveva 18 anni quando fu sequestrata, desaparecida, una dei 30.000. Franca continua ad avere diciott'anni e Vera continua a ricordarla al mondo perche' l'Argentina di oggi e' un paese come altri in America Latina, interessante per noi italiani perche' l'elenco telefonico di quel paese ha cognomi in maggioranza di nostri emigrati. Gli anni che passano allontanano la memoria di orrori che ogni tanto tornano sulla pagine dei giornali per fuggevoli notizie su processi contro torturatori e ladri di bambini - i militari che incarceravano donne incinte la facevano partorire e si appropriavano dei bambini per adottarli molti dei quali, non senza ulteriori sofferenze, sono stati recuperati dalle nonne. Una storia che negli anni Settanta e Ottanta (del secolo scorso) hanno coinvolto il nostro paese anche per la fortunata presenza nella nostra sede di Buenos Aires di Enrico Calamai che, avvalendosi della sua responsabilita' di reggente in assenza dell'ambasciatore in ferie, accolse in ambasciata chi correva pericolo: divenne scomodo per l'amministrazione, ma salvo' un sacco di vite e rese impossibile il mantenimento dei rapporti diplomatici con i golpisti.
Vera ha interpellato i ragazzi di una classe presente senza suscitare domande, tranne un paio di eccezioni solo femminili. Effetto di commozione per le atrocita' ascoltate? Probabilmente si', ma conoscere stragi di madri, furto di bambini e morte atroce di altri ragazzi come loro suscitano domande mute dentro, destinate a restare senza risposta perche' la scuola non ce la fa a dare coscienza politica - nel senso che ci si deve educare a far parte di una comunita' di una societa' consapevole, capace di scelte libere.
Vera offre la sua lezione non solo agli studenti: "Che la storia non venga dimenticata: e' l'augurio migliore per il futuro". Si tratta di "difendere l'umanita'", di non tacere mai. Mai. Di usare tutti i mezzi, le reti sociali, facendo attenzione agli inganni dei social. Cerchiamo la luce, non l'ombra". Aggiungendo di essere una buona scalatrice. Quando si scala una montagna e non si sa come andare avanti, la voce di chi ti precede o ti segue ti dice dove attaccarti: passa la paura e si va avanti e siccome la spinta la da' sempre il cuore, da' in consegna ai giovani il passaggio di testimone dell'emigrazione: chi e' stato migrante non puo' non pensare al Mediterraneo, tomba dei desaparecidos del ventunesimo secolo.

3. REPETITA IUVANT. UN APPELLO DI DONNE: ADDIO ALLE ARMI. NEL MONDO CON UNO SGUARDO FEMMINILE AMOREVOLE E IRRIDUCIBILE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo e diffondiamo il seguente appello del 2 febbraio 2022]

Per un otto marzo memorabile facciamo parlare la lingua-ragione, la lingua madre, fonte della vita, contro le non-ragioni di tutte le guerre. Da anni scriviamo e ripetiamo che gli uomini "non sanno confliggere e fanno la guerra". Assistiamo in Ucraina a una guerra sanguinosa e temeraria. A farla non e' piu' il patriarcato come l'hanno conosciuto le nostre madri e le nostre nonne. Il mondo e' cambiato, grazie alle donne, ma non abbastanza: oggi il patriarcato non c'e' piu', ma gli e' subentrata la fratria, fatta di confraternite maschili che possono includere anche sorelle. La fratria fa la guerra e non ascolta la lingua-ragione, e popoli che parlano la stessa lingua si scannano col contributo delle armi di tutti i governi aderenti alla Nato. Diciamo basta all'invio di armi di qualsiasi tipo. Basta alla guerra per procura. Basta alla devastazione dell'Ucraina. Basta col nichilismo distruttivo che prende a bersaglio i corpi delle donne e dei loro figli in tutto il mondo. Basta coi vecchi potenti che mandano al macello giovani vite, in nome dell'identita', della "democrazia" e della sicurezza dei confini.
Noi non staremo nel coro degli uomini incolti e delle donne che li seguono e li imitano. E' tempo di dire addio alle armi, a tutte le armi e a tutte le guerre. In tempo di autentica pace si confligge con le armi della parola e l'intelligenza d'amore. E' tempo di gridare il nostro desiderio di vita e liberta'.
Liberta' dalla guerra, si', ma non solo: anche in luoghi apparentemente in pace, la fratria nella sua ricerca di nuovi orizzonti di profitto e nel suo disprezzo per la fonte della vita vuole cancellare tutte le differenze e rendere il mondo un deserto asessuato di surrogati e robot che sostituiscano la ricchezza delle relazioni di corpi sessuati. Noi che amiamo la vita diciamo no alla mercificazione dei corpi con le piu' sofisticate tecnologie. Poniamo fine alla pulsione mortifera dell'ultraliberismo.
Ci piace ricordare le parole che Rosa Luxemburg scrisse in una lettera dal carcere nel 1918:
C'e' ancora molto da vivere e tanto di grande da affrontare. Stiamo assistendo all'affondare del vecchio mondo, ogni giorno ne scompare un pezzo. E' un crollo gigantesco, e molti non se ne accorgono, pensano di essere ancora sulla terraferma.
Facciamo in modo che dal crollo del vecchio mondo, retto dai paradigmi della forza, del dominio, della violenza, nasca una nuova convivenza che abbia a fondamento l'attenzione, la cura, l'amore del vivente.
Diamo vita in questo 8 marzo 2023 a iniziative che vadano in questa direzione.
A Milano ne discutiamo sabato 11 marzo alle 11,00 in un'assemblea pubblica di donne alla Casa Rossa, v. Monte Lungo 2 (MM1 Turro).
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Per contatti: addioallearmi2023 at gmail.com
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Laura Minguzzi, Silvia Baratella, Cristina Gramolini, Stella Zaltieri Pirola, Lucia Giansiracusa, Daniela Dioguardi, Roberta Trucco, Daniela Danna, Paola Mammani, Flavia Franceschini, Marilena Zirotti, Danila Giardina, Rosi Castellese, Mariella Pasinati, Anna La Mattina, Agata Schiera, Fausta Ferruzza, Virginia Dessy, Daniela Musumeci, Anna De Filippi, Stefania Macaluso, Mimma Glorioso, Eliana Romano, Bice Grillo, Ida La Porta, Francesca Traina, Anna Marrone, Mimma Grillo, Luciana Tavernini, Pina Mandolfo, Nunziatina Spatafora, Maria Castiglioni, Giovanna Minardi, Rita Calabrese, Concetta Pizzurro, Giovanna Camertoni, Roberta Vannucci, Adele Longo, Katia Ricci, Anna Potito, Rosy Daniello, Isa Solimando, Franca Fortunato, Nadia Schavecher

4. REPETITA IUVANT. DALL'ONU, DAL PARTITO DEMOCRATICO STATUNITENSE UNANIME, DALL'INTERNO DELLO STESSO FBI TRE IMPORTANTI NOVITA' CHE POTREBBERO DECISIVAMENTE CONTRIBUIRE ALLA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Negli ultimi mesi sono avvenuti tre fatti nuovi di grande importanza che potrebbero contribuire decisivamente alla liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
Dapprima un dirimente pronunciamento della Commissione giuridica ad hoc dell'Onu che ha analizzato dettagliatamente la vicenda giudiziaria di Leonard Peltier, ha individuato ed esposto gli scandalosi abusi di cui e' stato vittima, ed ha concluso sostenendo la necessita' della sua liberazione.
Poi una risoluzione unanime del Comitato nazionale del Partito Democratico degli Stati Uniti d'America (il partito del Presidente Biden) che dopo una completa disamina della vicenda di Leonard Peltier ha concluso chiedendo al Presidente di restituirgli la liberta' attraverso la concessione della grazia presidenziale.
Infine una intervista al prestigioso "Guardian" di un'agente emerita dell'Fbi che conferma una volta per tutte che l'Fbi ha brutalmente ed illecitamente perseguitato Leonard Peltier, facendone il capro espiatorio di una vera e propria feroce vendetta.
E valga il vero: Leonard Peltier fu condannato per delitti che non aveva commesso. L'Fbi fabbrico' "prove" false e "testimonianze" false per farlo condannare. La falsita' delle cosiddette "prove" e delle cosiddette "testimonianze" e' stata successivamente dimostrata definitivamente. Lo stesso Procuratore-capo che aveva sostenuto l'accusa al processo si rese conto successivamente che Leonard Peltier era stato condannato ingiustamente ed ha chiesto ripetutamente e pubblicamente alla Casa Bianca la concessione della grazia con cui porre rimedio - seppur tardivamente - alla gravissima ingiustizia di cui Leonard Peltier e' vittima ormai da 47 anni.
Nel corso di cinque decadi appelli per la liberazione di Leonard Peltier sono stati fatti da autorevolissime personalita', prestigiose associazioni umanitarie, rilevantissime istituzioni democratiche e milioni di persone di tutto il mondo.
Tra le innumerevoli personalita' ricordiamo almeno Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama e papa Francesco.
Tra le migliaia di associazioni, organizzazioni, movimenti ed esperienze della societa' civile segnaliamo particolarmente Amnesty International.
Tra le tantissime istituzioni annoveriamo ad esempio il Parlamento Europeo.
Dopo i piu' recenti pronunciamenti sopra richiamati e' ragionevole ritenere che ormai piu' nessun ostacolo o remora o pavidita' possa impedire al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier dopo 47 anni di ingiusta ed assurda detenzione.
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In calce alleghiamo una minima notizia biografica e una bibliografia essenziale su Leonard Peltier, e una proposta di lettera da inviare alla Casa Bianca.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 10 febbraio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
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Allegato primo: una minima notizia biografica su Leonard Peltier
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
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Allegato secondo: una minima notizia bibliografica su Leonard Peltier
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
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Allegato terzo: una proposta di lettera da inviare alla Casa Bianca
Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

5. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

6. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

7. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. RIFLESSIONE. ALBERTO LEISS: CARI UOMINI, DIMETTIAMOCI DALLA GUERRA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "Il manifesto" il 21 febbraio 2023]

La premier neozelandese Jacinda Ardner si e' dimessa dal proprio potere. Anche la prima ministra scozzese Nicola Sturgeon. Non hanno perso battaglie politiche o commesso illeciti. Non sono state sfiduciate dai parlamenti. Hanno dichiarato di voler cambiare vita, stare di piu' con le persone che amano, e anche con se' stesse, dopo tanti anni dedicati alla politica, al servizio della comunita'.
Noi uomini, noi maschi, dovremmo dimetterci dal piu' negativo dei poteri, e anche dei desideri: quello di combattere, di mettere in gioco vita e morte nostra e altrui. Smettere di fare la guerra e di pensarla come cosa "naturale" e persino "giusta". Ci riguarda perche' da secoli e secoli siamo noi a farla. Di questo non si parla molto. Generalmente e' rimosso. Persino tanti pacifisti sembrano non esserne consapevoli. E' come la lettera rubata di Poe: nessuno la vede perche' e' proprio davanti ai nostri occhi. Anni fa - era il 2006 - con alcuni amici di Maschile plurale scrivemmo un testo che ebbe una sorprendente adesione, affermando una cosa altrettanto evidente: siamo noi uomini che facciamo violenza alle donne, il problema ci riguarda e dobbiamo farcene carico fino in fondo. Qualcosa si e' mosso su questo "fronte", ma non basta... Sono convinto che vale anche per la guerra. Oggi anche alcune donne, piu' libere, desiderano non essere escluse dal "gioco" bellico. E' la parita'. A maggior ragione facciamo una scelta diversa: affermiamo la possibilita', partendo dalle nostre vite, di un mondo capace di liberarsi - se non dalla violenza: si dovra' sempre agire per contenerla e trasformarla in conflitti non mortiferi - dall'idea che la violenza possa essere normale, anzi necessaria e giusta. Antonio Polito ha citato su Sette del Corriere della sera un libro di due giovani donne (Ginevra Bersani Franceschetti e Lucile Peytavin, Il costo della virilita', Il Pensiero Scientifico Editore, 2023). I maschi "eccellono" con percentuali tra l'80 e il 90, in tutte le attivita' violente e delittuose - dagli omicidi e femminicidi, alle truffe e gli incidenti stradali - e' un costo per la spesa pubblica pari al 5 per cento del Pil. Polito non parla della guerra, ma lo fanno le autrici ricordando che la passione bellica e' tipica della virilita' e che l'economia di paesi come Afghanistan, Siria e Repubblica Centrafricana e' stata distrutta dalla guerra. Difficile poi quantificare il costo delle stragi, degli stupri, delle ferite, del dramma di milioni di profughi. Di questo si e' discusso sabato 11 febbraio alla Libreria delle donne di Milano: ha introdotto Clara Jourdan e con me erano invitati a parlarne Marco Deriu e Alfonso Navarra (registrazione su Youtube).
Riporto solo qualche frase detta da uomini: "Volevo essere il piu' forte del gruppo, ero intollerante... ma piu' che prevaricare gli altri volevo difendere me stesso". "E' vero, ci si arma per paura di essere colpiti... e' tipico di noi maschi rimuovere la nostra vulnerabilita'". "Sento anche in me l'attrazione della logica del duello. Ma la competitivita' che porta alla violenza non e' un fatto biologico. E' una trappola culturale, potrebbe non esserci...".
Qualcuno ha invitato alla "mobilitazione": sabato 18 c'e' stata a Milano una manifestazione in Piazza della Scala contro l'invio di armi all'Ucraina. Con espressioni artistiche e interventi diversi (vedi il sito "Odissea"). Io condivido soprattutto l'essere vicini agli uomini (e alle donne) che disertano, in Russia, ma anche in Ucraina, e in tutto il mondo. A un anno dall'invasione di Putin, pensiamo e agiamo su questo?

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 58 del 27 febbraio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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