[Nonviolenza] Telegrammi. 4544



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4544 del 27 luglio 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Pace, disarmo, smilitarizzazione. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe
2. Il discorso di papa Francesco durante l'incontro con le popolazioni indigene First Nations, Metis e Inuit del 25 luglio 2022
3. Tre lettere
4. Anna Di Salvo ricorda Vivien Briante
5. Stefano Sarfati Nahmad ricorda Lisetta Carmi
6. Donatella Massara ricorda Marie-Claire Chevalier
7. Grazia Villa ricorda Paola Gaiotti de Biase
8. Un'azione efficace, e forse la piu' efficace, per fermare la guerra e salvare innumerevoli vite: sciogliere la Nato
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. L'ORA. PACE, DISARMO, SMILITARIZZAZIONE. SOLO LA NONVIOLENZA PUO' SALVARE L'UMANITA' DALLA CATASTROFE

Uccidere e' sempre un crimine.
La guerra, che di uccisioni consiste, e' il peggiore dei crimini.
Si avvicina sempre piu' il rischio che le guerre in corso evolvano in guerra mondiale, quindi nucleare, e quindi sia distrutta l'intera umanita'.
*
Occcorre fermare tutte le guerre subito.
Occorre abolire tutti gli eserciti subito.
Occorre proibire tutte le armi subito.
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

2. DOCUMENTAZIONE. IL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO DURANTE L'INCONTRO CON LE POPOLAZIONI INDIGENE FIRST NATIONS, METIS E INUIT DEL 25 LUGLIO 2022
[Dal sito www.vatican.va riprendiamo il testo del discorso di papa Francesco nell'incontro con le popolazioni indigene First Nations, Mets e Inuit del 25 luglio 2022 a Maskwacis]

Signora Governatore Generale,
Signor Primo Ministro,
care popolazioni indigene di Maskwacis e di questa terra canadese,
cari fratelli e care sorelle!
Attendevo di giungere tra voi. E' da qui, da questo luogo tristemente evocativo, che vorrei iniziare quanto ho nell'animo: un pellegrinaggio penitenziale. Giungo nelle vostre terre natie per dirvi di persona che sono addolorato, per implorare da Dio perdono, guarigione e riconciliazione, per manifestarvi la mia vicinanza, per pregare con voi e per voi.
Ricordo gli incontri avuti a Roma quattro mesi fa. Allora mi erano state consegnate in pegno due paia di mocassini, segno della sofferenza patita dai bambini indigeni, in particolare da quanti purtroppo non fecero piu' ritorno a casa dalle scuole residenziali. Mi era stato chiesto di restituire i mocassini una volta arrivato in Canada; li ho portati e lo faro' al termine di queste parole, per le quali vorrei prendere spunto proprio da questo simbolo, che ha ravvivato in me nei mesi passati il dolore, l'indignazione e la vergogna. Il ricordo di quei bambini infonde afflizione ed esorta ad agire affinche' ogni bambino sia trattato con amore, onore e rispetto. Ma quei mocassini ci parlano anche di un cammino, di un percorso che desideriamo fare insieme. Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme, perche' le sofferenze del passato lascino il posto a un futuro di giustizia, guarigione e riconciliazione.
Ecco perche' la prima tappa del mio pellegrinaggio in mezzo a voi si svolge in questa regione che vede, da tempo immemorabile, la presenza delle popolazioni indigene. E' un territorio che ci parla, che permette di fare memoria.
Fare memoria: fratelli e sorelle, avete vissuto in questa terra per migliaia di anni con stili di vita che hanno rispettato la terra stessa, ereditata dalle generazioni passate e custodita per quelle future. L'avete trattata come un dono del Creatore da condividere con gli altri e da amare in armonia con tutto quanto esiste, in una vivida interconnessione tra tutti gli esseri viventi. Avete cosi' imparato a nutrire un senso di famiglia e di comunita', e sviluppato legami saldi tra le generazioni, onorando gli anziani e prendendovi cura dei piccoli. Quante buone usanze e insegnamenti, incentrati sull'attenzione agli altri e sull'amore per la verita', sul coraggio e sul rispetto, sull'umilta' e sull'onesta', sulla sapienza di vita!
Ma, se questi sono stati i primi passi mossi in questi territori, la memoria ci porta tristemente a quelli successivi. Il luogo in cui ci troviamo fa risuonare in me un grido di dolore, un urlo soffocato che mi ha accompagnato in questi mesi. Ripenso al dramma subito da tanti di voi, dalle vostre famiglie, dalle vostre comunita'; a cio' che avete condiviso con me sulle sofferenze patite nelle scuole residenziali. Sono traumi che, in un certo modo, rivivono ogni volta che vengono rievocati e mi rendo conto che anche il nostro incontro odierno puo' risvegliare ricordi e ferite, e che molti di voi potrebbero trovarsi in difficolta' mentre parlo. Ma e' giusto fare memoria, perche' la dimenticanza porta all'indifferenza e, come e' stato detto, "l'opposto dell'amore non e' l'odio, e' l'indifferenza... l'opposto della vita non e la morte, ma l'indifferenza alla vita o alla morte" (E. Wiesel). Fare memoria delle esperienze devastanti avvenute nelle scuole residenziali ci colpisce, ci indigna, ci addolora, ma e' necessario.
E' necessario ricordare come le politiche di assimilazione e di affrancamento, che comprendevano anche il sistema delle scuole residenziali, siano state devastanti per la gente di queste terre. Quando i coloni europei vi arrivarono per la prima volta, c'era la grande opportunita' di sviluppare un fecondo incontro tra culture, tradizioni e spiritualita'. Ma in gran parte cio' non e' avvenuto. E mi tornano alla mente i vostri racconti: di come le politiche di assimilazione hanno finito per emarginare sistematicamente i popoli indigeni; di come, anche attraverso il sistema delle scuole residenziali, le vostre lingue, le vostre culture sono state denigrate e soppresse; e di come i bambini hanno subito abusi fisici e verbali, psicologici e spirituali; di come sono stati portati via dalle loro case quando erano piccini e di come cio' abbia segnato in modo indelebile il rapporto tra i genitori e i figli, i nonni e i nipoti.
Io vi ringrazio per avermi fatto entrare nel cuore tutto questo, per aver tirato fuori i pesanti fardelli che portate dentro, per aver condiviso con me questa memoria sanguinante. Oggi sono qui, in questa terra che, insieme a una memoria antica, custodisce le cicatrici di ferite ancora aperte. Sono qui perche' il primo passo di questo pellegrinaggio penitenziale in mezzo a voi e' quello di rinnovarvi la richiesta di perdono e di dirvi, di tutto cuore, che sono profondamente addolorato: chiedo perdono per i modi in cui, purtroppo, molti cristiani hanno sostenuto la mentalita' colonizzatrice delle potenze che hanno oppresso i popoli indigeni. Sono addolorato. Chiedo perdono, in particolare, per i modi in cui molti membri della Chiesa e delle comunita' religiose hanno cooperato, anche attraverso l'indifferenza, a quei progetti di distruzione culturale e assimilazione forzata dei governi dell'epoca, culminati nel sistema delle scuole residenziali.
Sebbene la carita' cristiana fosse presente e vi fossero non pochi casi esemplari di dedizione per i bambini, le conseguenze complessive delle politiche legate alle scuole residenziali sono state catastrofiche. Quello che la fede cristiana ci dice e' che si e' trattato di un errore devastante, incompatibile con il Vangelo di Gesu' Cristo. Addolora sapere che quel terreno compatto di valori, lingua e cultura, che ha conferito alle vostre popolazioni un genuino senso di identita', addolora sapere che e' stato eroso, e che voi continuiate a pagarne gli effetti. Di fronte a questo male che indigna, la Chiesa si inginocchia dinanzi a Dio e implora il perdono per i peccati dei suoi figli (cfr S. Giovanni Paolo II, Bolla Incarnationis mysterium [29 novembre 1998], 11: AAS 91 [1999], 140). Vorrei ribadirlo con vergogna e chiarezza: chiedo umilmente perdono per il male commesso da tanti cristiani contro le popolazioni indigene.
Cari fratelli e sorelle, molti di voi e dei vostri rappresentanti hanno affermato che le scuse non sono un punto di arrivo. Concordo perfettamente: costituiscono solo il primo passo, il punto di partenza. Sono anch'io consapevole che, "guardando al passato, non sara' mai abbastanza cio' che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato" e che, "guardando al futuro, non sara' mai poco tutto cio' che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio" (Lettera al Popolo di Dio, 20 agosto 2018). Una parte importante di questo processo e' condurre una seria ricerca della verita' sul passato e aiutare i sopravvissuti delle scuole residenziali a intraprendere percorsi di guarigione dai traumi subiti.
Prego e spero che i cristiani e la societa' di questa terra crescano nella capacita' di accogliere e rispettare l'identita' e l'esperienza delle popolazioni indigene. Auspico che si trovino vie concrete per conoscerle e apprezzarle, imparando a camminare tutti insieme. Da parte mia, continuero' a incoraggiare l'impegno di tutti i Cattolici nei riguardi dei popoli indigeni. L'ho fatto in altre occasioni e in vari luoghi, mediante incontri, appelli e anche attraverso un'Esortazione apostolica. So che tutto cio' richiede tempo e pazienza: si tratta di processi che devono entrare nei cuori, e la mia presenza qui e l'impegno dei Vescovi canadesi sono testimonianza della volonta' di procedere in questo cammino.
Cari amici, questo pellegrinaggio si estende per alcuni giorni e tocchera' luoghi tra loro distanti, tuttavia non mi permettera' di dare seguito a molti inviti e visitare centri come Kamloops, Winnipeg, vari siti nel Saskatchewan, nello Yukon e nei Territori del Nordovest. Anche se cio' non e' possibile, sappiate che siete tutti nei miei pensieri e nella mia preghiera. Sappiate che conosco la sofferenza, i traumi e le sfide dei popoli indigeni in tutte le regioni di questo Paese. Le mie parole pronunciate lungo questo cammino penitenziale sono rivolte a tutte le comunita' e le persone native, che abbraccio di cuore.
In questa prima tappa ho voluto fare spazio alla memoria. Oggi sono qui a ricordare il passato, a piangere con voi, a guardare in silenzio la terra, a pregare presso le tombe. Lasciamo che il silenzio ci aiuti tutti a interiorizzare il dolore. Silenzio. E preghiera: di fronte al male preghiamo il Signore del bene; di fronte alla morte preghiamo il Dio della vita. Il Signore Gesu' Cristo ha fatto di un sepolcro, capolinea della speranza di fronte al quale erano svaniti tutti i sogni ed erano rimasti solo pianto, dolore e rassegnazione, ha fatto di un sepolcro il luogo della rinascita, della risurrezione, da cui e' partita una storia di vita nuova e di riconciliazione universale. Non bastano i nostri sforzi per guarire e riconciliare, occorre la sua Grazia: occorre la sapienza mite e forte dello Spirito, la tenerezza del Consolatore. Sia Lui a colmare le attese dei cuori. Sia Lui a prenderci per mano. Sia Lui a farci camminare insieme.

3. MATERIALI. TRE LETTERE

I. Appello alla Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola: president at ep.europa.eu
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
il suo indimenticabile predecessore, il Presidente David Sassoli, si impegno' affinche' il Presidente degli Stati Uniti d'America compisse un atto di clemenza che restituisse la liberta' a Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra, da 46 anni detenuto innocente nelle carceri statunitensi a seguito di un processo-farsa in cui fu assurdamente condannato per un crimine che non ha mai commesso sulla base di "prove" false e di "testimonianze" altrettante false, come successivamente ammisero i suoi stessi accusatori e giudici. Nonostante la sua innocenza sia ormai da tutti riconosciuta, Leonard Peltier continua ad essere detenuto.
Con un intervento pubblicato su twitter e una dichiarazione alla stampa di cui e' disponibile la registrazione video il Presidente Sassoli il 23 agosto 2021 espresse pubblicamente la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scriveva, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
gia' nel 1994 e poi ancora nel 1999 il Parlamento Europeo delibero' risoluzioni per la liberazione di Leonard Peltier.
Qui di seguito si trascrive integralmente la Risoluzione del Parlamento Europeo dell'11 febbraio 1999 (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. C 150 del 28/05/1999 pag. 0384, B4-0169, 0175, 0179 e 0199/99):
"Risoluzione sul caso di Leonard Peltier
Il Parlamento europeo,
- vista la sua risoluzione del 15 dicembre 1994 sulla grazia per Leonard Peltier (GU C 18 del 23.1.1995, pag. 183),
A. considerando il ruolo svolto da Leonard Peltier nella difesa dei diritti dei popoli indigeni,
B. considerando che Leonard Peltier e' stato condannato nel 1977 a due ergastoli dopo essere stato estradato dal Canada, benche' non vi fosse alcuna prova della sua colpevolezza,
C. considerando che Amnesty International ha ripetutamente espresso le proprie preoccupazioni circa l'equita' del processo che ha condotto alla condanna di Leonard Peltier,
D. considerando che il governo degli Stati Uniti ha ormai ammesso che gli affidavit utilizzati per arrestare e estradare Leonard Peltier dal Canada erano falsi e che il Pubblico ministero statunitense Lynn Crooks ha affermato che il governo degli Stati Uniti non aveva alcuna prova di chi aveva ucciso gli agenti,
E. considerando che dopo 23 anni trascorsi nei penitenziari federali, le condizioni di salute di Leonard Peltier si sono seriamente aggravate e che secondo il giudizio di specialisti la sua vita potrebbe essere in pericolo se non ricevera' adeguate cure mediche,
F. considerando che le autorita' penitenziarie continuano a negargli adeguate cure mediche in violazione del diritto umanitario internazionale e i suoi diritti costituzionali,
G. rilevando che Leonard Peltier ha esaurito tutte le possibilita' di appello concessegli dal diritto statunitense,
1. insiste ancora una volta affinche' venga concessa a Leonard Peltier la grazia presidenziale;
2. insiste affinche' Leonard Peltier sia trasferito in una clinica dove possa ricevere le cure mediche del caso;
3. ribadisce la sua richiesta di un'indagine sulle irregolarita' giudiziarie che hanno portato alla reclusione di Leonard Peltier;
4. incarica la sua delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti di sollevare il caso di Leonard Peltier iscrivendolo all'ordine del giorno del prossimo incontro con i parlamentari americani;
5. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Congresso statunitense e al Presidente degli Stati Uniti d'America".
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
la liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta gia' da molti anni da prestigiose istituzioni, innumerevoli associazioni democratiche, milioni di persone di tutto il mondo tra cui illustri personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu e numerosi altri Premi Nobel.
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
dia seguito all'iniziativa del Parlamento Europeo e del Presidente Sassoli, e chieda al Presidente degli Stati Uniti d'America di compiere finalmente l'atto di clemenza che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
* * *
II. Appello al Segretario Generale delle Nazioni Unite, on. Antonio Guterres: sgcentral at un.org
Egregio Segretario Generale delle Nazioni Unite, on. Antonio Guterres,
uniamo la nostra voce a quella di quanti hanno gia' chiesto un suo intervento presso il Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' compia un atto di clemenza restituendo la liberta' a Leonard Peltier attraverso lo strumento giuridico della grazia presidenziale.
Chiediamo questo suo intervento perche' la vicenda di Leonard Peltier riguarda l'umanita' intera.
Come Lei gia' sapra', Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano, generoso e coraggioso difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra, da 46 anni detenuto per delitti che non ha commesso.
Gli stessi suoi accusatori che ne ottennero la condanna al termine di uno scandalosissimo processo-farsa basato su cosiddette "prove" dimostratesi assolutamente false e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi anch'esse assolutamente false, hanno successivamente riconosciuto che la condanna e la conseguente detenzione di Leonard Peltier e' ingiusta e persecutoria, insensata e disumana, ed hanno chiesto loro stessi la sua liberazione.
Eppure, nonostante che la sua innocenza sia ormai certezza condivisa dall'umanita' intera, Leonard Peltier - ormai anziano e con gravi problemi di salute - continua ad essere detenuto per delitti che non ha mai commesso.
Sicuramente ricordera' che la liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta da milioni di persone di tutto il mondo, tra le quali figure luminose come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu.
Ricordera' sicuramente anche che la liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta da innumerevoli istituzioni, tra le quali il Parlamento Europeo con ben due risoluzioni fin dagli anni '90 del secolo scorso.
Ci e' particolarmente grato ricordare anche l'iniziativa del compianto Presidente del Parlamento Europeo, on. David Sassoli, recentemente deceduto, che il 23 agosto 2021 scriveva, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni. Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years. I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Gli sforzi di milioni di esseri umani, l'impegno di innumerevoli associazioni - tra cui in primo luogo Amnesty International -, il voto di autorevolissime istituzioni, non hanno ottenuto fin qui che Leonard Peltier venisse liberato.
Occorre evidentemente un'iniziativa ulteriore.
Sia Lei, che rappresenta l'Organizzazione delle Nazioni Unite, quindi l'istituzione rappresentativa di tutti i paesi e i popoli del mondo, a promuovere questa iniziativa.
Sia Lei a chiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America di restituire la liberta' a Leonard Peltier.
* * *
III. Un invito a tutte le persone di volonta' buona, alle associazioni democratiche, alle istituzioni sollecite del bene comune dell'umanita', affinche' si adoperino per la liberazione di Leonard Peltier
Fratelli e sorelle,
a tutte e tutti chiediamo un impegno, nelle forme che riterrete adeguate, affinche' sia restituita la liberta' a Leonard Peltier.
Vi proponiamo di scrivere lettere sia direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America, nelle cui mani e' il potere di concedere la grazia che restituisca finalmente la liberta' a Leonard Peltier, sia alle istituzioni, alle organizzazioni ed alle personalita' che riterrete possano trovare maggior ascolto da parte della Casa Bianca, sia ai mezzi d'informazione affinche' cessi il silenzio sulla vicenda e sulla testimonianza di Leonard Peltier e sulla lotta sua e dei popoli nativi in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.
Ma soprattutto vi chiediamo tre cose: di informare e coscientizzare le persone con cui siete in contatto, di voler voi stessi approfondire la conoscenza della vicenda di Leonard Peltier, di mettervi in contatto sia con lui che con il comitato internazionale di solidarieta' che lo sostiene.
L'indirizzo postale di Leonard Peltier e' nel sito dell'International Leonard Peltier Defense Committe (www.whoisleonardpeltier.info). Per contattare il comitato internazionale di solidarieta' inviare una e-mail a: contact at whoisleonardpeltier.info
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

4. LUTTI. ANNA DI SALVO RICORDA VIVIEN BRIANTE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]

Nell'estate del 2000, donne di Catania, Catanzaro, Milano, Foggia e Roma, si trovarono insieme nell'incontro stanziale "Politica con vista", al centro valdese Adelfia di Scoglitti (Ragusa), per dare vita alle Citta' Vicine: un tessuto di relazioni tra donne e qualche uomo di citta' diverse che da allora in poi, nei ventidue anni di attività, hanno "riedificato" le citta', divenute man mano piu' di trenta, alla luce del desiderio femminile.
Tra le organizzatrici di quell'incontro e le fondatrici delle Citta' Vicine nel luglio 2000 c'era Vivien Briante, che nel maggio scorso e' stata strappata a questo mondo lasciandoci sgomente e addolorate. Vivien e' stata una femminista brillante e attiva nel progetto del Se-No del gruppo Le Lune (dal 1987 al 1992) e nel divenire della politica delle relazioni della Citta' Felice a Catania. Infatti dal 1992, insieme ad altre donne di Catania, con La Citta' Felice avevamo alimentato la nostra passione politica con il pensiero e la pratica della differenza sessuale, seguendo l'elaborazione e il percorso della Libreria delle donne di Milano che avevamo avuto modo di conoscere e approfondire nei convegni al Centro Virginia Woolf di Roma e al Circolo della rosa di Milano nella sede di via Correnti nonché ai campi valdesi di "Agape". Proprio in quel periodo prese l'avvio anche la nostra collaborazione con la rivista "Via Dogana" che si proponeva con una edizione rinnovata e ricca riguardo alle esperienze e al pensiero: un importante stimolo per noi, anche grazie alle presentazioni mensili dei numeri della rivista che organizzammo a Catania, di crescere politicamente e creare autorita' in citta' per l'originalita' di pensiero e pratiche che proponevamo e mettevamo in essere.
Fu quindi dal 1987 al 2005 un lungo periodo di attivita' politica trascorso con Vivien Briante, molto intenso e appassionato in cui vennero prodotti scritti, iniziative e mostre... Poi, con grande dispiacere da parte mia e di molte, Vivien prese la decisione di lasciarci e dedicarsi principalmente alla Chiesa Valdese di Catania, e profuse il suo impegno per consolidarne la fertile attivita', nonche' collaborare alla divulgazione e alla valorizzazione della dottrina valdese a Catania. Il suo modo disciplinato e intelligente di condurre la pratica e l'elaborazione politica insieme ad altre e altri sia nell'ambito delle Citta' Vicine che della Citta' Felice, rimane una modalita' e un riferimento prezioso del quale le donne e gli uomini che l'hanno conosciuta e lavorato con lei sapranno tenere conto e fare tesoro.

5. LUTTI. STEFANO SARFATI NAHMAD RIDORDA LISETTA CARMI
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]

Era gennaio 2009, suona il telefono: "Pronto, sono Lisetta Carmi, Stefano? Ho letto il tuo articolo sul Manifesto Ascolta Israele e volevo dirti che mi e' piaciuto molto".
Era la voce di una persona gia' di una certa eta', sicura di se' e quello che mi stava offrendo non era un apprezzamento ma un'autorevole approvazione.
Mi disse che anche lei era di origine ebraica e che come me era assolutamente indignata dalla politica israeliana.
Ci incontrammo a Milano e mi racconto' la storia della sua vita, che da ragazza aveva studiato il pianoforte ad alto livello facendo anche concerti, ma che poi l'aveva abbandonato per la passione politica; che aveva fatto la fotografa; che in India il suo maestro Babaji le aveva detto che doveva aprire un ashram a Cisternino, cosa che infatti fece. Ricordo che mi sembro' strano dall'India andare proprio a Cisternino, provai anche a chiedere una spiegazione ma il suo era il linguaggio mistico indiano non razionale occidentale cosi' rinunciai.
La rividi una seconda volta a Cisternino, un'estate che ero in vacanza in Puglia. Parlando con lei cercavo i segni della fotografa dei travestiti dei vicoli di Genova, ma oramai parlava piu' come un santone indiano, diceva di aver vissuto diverse vite.
Ho capito dopo che quella telefonata nel gennaio del 2009, in cui parlava la Lisetta dell'impegno politico, arrivava da una vita precedente.

6. LUTTI. DONATELLA MASSARA RICORDA MARIE-CLAIRE CHEVALIER
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo]

Questa e' la notizia che mi e' stato proposto di pubblicare sul gruppo Facebook La Biblioteca femminista.
"Marie-Claire Chevalier e' morta.
Quel nome probabilmente non dira' molto. E' pero' l'origine di una delle piu' grandi leggi femministe, nel senso nobile del termine, del Novecento.
Marie-Claire e' stata stuprata all'eta' di 16 anni. Da questo stupro, rimane incinta e decide di abortire. Visto che questo atto era illegale in Francia all'epoca, viene denunciata dal suo stupratore e la fantastica Gisele Halimi, avvocata, difende Marie-Claire in un processo che si svolge nel 1972. Il processo di Bobigny. L'effetto mediatico e' mostruoso, Marie-Claire viene assolta, e la legge Veil che consente la IVG [interruzione volontaria di gravidanza, Ndr] sara' adottata il 17 gennaio 1975. Liberando cosi' Marie-Claire e migliaia di donne del passato, presente e a venire.
Quasi 47 anni dopo l'approvazione di questa legge, Marie-Claire e' morta e ha raggiunto Gisele e Simone (Simone Veil, ministra della sanita' francese che varo' l'omonima legge, NdR).
Grazie ragazze".
Grandissime!!! Avevo 22 anni quando nel marzo del 1973 distribuii "fra le donne del quartiere" il volantino che raccontava la battaglia di Gisele Halimi con Marie-Claire Chevalier e Simone de Beauvoir. Iniziava la lotta per la liberta' di aborto, per una gravidanza decisa dalle donne per l'autodeterminazione del corpo femminile. Allora ero una ragazza. Mi dichiaravo femminista da alcuni anni. Non conoscevo le donne di via Cherubini che fonderanno poi la Libreria delle donne. Ero una lupa solitaria. Non ricordo neanche da chi fosse stato stampato quel volantino, probabilmente dal Partito radicale. Non mi importava. Sapevo che quanto stava succedendo andava bene, molto bene.
Sapevo che eravamo oltre i diritti perche' il diritto deriva da un'affermazione contro un sopruso, da una potenza politica o e' una spartizione. Sul corpo femminile e la gravidanza NON si legifera, le donne decidono del proprio corpo e di se stesse. Di questo ero convinta. Logico. Non sapevo che alle donne del quartiere stavo dando una bomba simbolica da lanciare contro il potere soprattutto maschile. O meglio: stavo dando un taglio simbolico dal potere maschile. Quello che e' stato messo in scena in questi giorni di abrogazione americana del diritto di aborto. Il taglio simbolico c'e' stato. Non c'e' ricucitura possibile. Lo stiamo vedendo.

7. LUTTI. GRAZIA VILLA RICORDA PAOLA GAIOTTI DE BIASE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo questo ricordo apparso originariamente nel sito www.rosabianca.org]

Il 26 agosto 2022 Paola avrebbe compiuto 95 anni: nata a Napoli nel 1927, si è spenta a Roma il 13 luglio. Impossibile condensare in qualche riga la biografia umana e politica di questa donna del "Novecento incompiuto", quasi un secolo di vita, quel secolo breve da lei non solo studiato, ma vissuto intensamente.
Nel 2010 decise di narrare la sua storia nel libro Passare la mano. Memorie di una donna dal Novecento incompiuto (Ed. Viella, Roma).
"Ormai prossima, per ragioni naturali, al congedo, (...) ho voluto ricostruire qui la vicenda personale, soggettiva, di una donna del Novecento che si e' trovata con la sua generazione, entro la straordinaria avventura che ha iniziato – solo iniziato, e con qualche scandalosa regressione, come lo scorcio del 2008 ha messo in evidenza – a chiudere le pratiche di millenni di storia, la riduzione delle donne al piacere maschile e la negazione della loro piena soggettivita' politica". (Chissa', oggi Paola Gaiotti forse avrebbe evidenziato ben altre regressioni!)
L'autrice, nelle pagine conclusive del bellissimo testo che meriterebbe di essere adottato come libro di autentica storia vivente, annota: "In realta', al di la' dei miei stessi propositi, sento ora, mentre chiudo queste pagine, di dover ammettere che proprio quella straordinaria novita' rendeva inevitabilmente il ricordo altro da una scrittura femminile privata; voleva alludere di fatto, pur fra scarti e parzialita', a una biografia finalmente collettiva, di donne di uomini, a un intreccio di volonta', di riflessioni, di obiettivi e di progetti, in un intreccio di gratitudini".
Tra queste donne, in questo intreccio di volonta', di riflessioni e progetti ci sono anch'io, in una relazione politica maturata dopo il prezioso primo personale incontro nella Lega Democratica, insieme a molte amiche e amici della Rosa Bianca, che mi/ci consentono di affermare che di questa straordinaria vicenda umana, della ricca vita di Paola Gaiotti de Biase abbiamo fatto parte, facciamo parte anche noi. Almeno per un buon tratto di strada, quel passaggio epocale per lei e per noi che fu il decennio tra il 1974/75 e il 1986/87, scandito dalla vivace esperienza comune della Lega Democratica.
Un periodo troppo spesso associato agli "anni di piombo", con al centro il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, a cui Paola Gaiotti dedica il capitolo piu' lungo delle sue memorie (ben oltre 50 pagine), ma che lei vuole ricordare non solo per violenza e terrorismo, ma anche per tutte le speranze di miglioramento di una societa' sclerotizzata, un periodo anche di grandi riforme scolastiche, sanitarie, di affermazione dei diritti della persona, delle donne, del lavoro e di partecipazione civile.
Qui si colloca il nostro impegno comune nell'associazione Lega Democratica che, come annota anche Vincenzo Passerini nel suo ricordo di Paola Gaiotti, fu "una straordinaria occasione di lavoro intellettuale collettivo, di amicizie e di incontri, di crescita personale e di amarezze, qualcosa che ha segnato per sempre le nostre vite, le nostre relazioni, i nostri sentimenti, vorrei dire il nostro stare al mondo insieme, nella realta' concreta del nostro paese in quella fase della sua storia" (Passare la mano, p. 156).
Per noi 25/30enni di allora un luogo di formazione personale e politica, una palestra di allenamento della mente e di apprendimento dei linguaggi della politica, quella "alta" come amava definire e scrivere la stessa Gaiotti, di misurazione con i principi di realta' e al contempo con quelli del "non appagamento", di confronto serrato con degli adulti/adulti, spesso dell'eta' dei nostri genitori, nel caso di Paola e del caro tanto amato Angelo Gaiotti anche piu' grandi dei miei, che si mettevano al nostro fianco, ascoltandoci, dandoci credito, lasciandosi criticare, persino attaccare, con franchezza e mitezza, al contempo esigendo da noi serieta', impegno e responsabilita'.
Cio' avvenne in maniera piu' forte e intensa nel periodo in cui con Fulvio De Giorgi e Beppe Tognon, due coetanei, con i quali venni eletta nella Giunta della Lega democratica in rappresentanza dei piu' giovani. Tutti intorno a un tavolo, a discutere di politica, economia, finanza, lavoro, diritti, pace e tanto altro ancora, alla pari con Pietro Scoppola, Achille Ardigo', Roberto Ruffilli, Nicola Lipari, Paolo Giuntella, Roberto Pertile, Livio Pescia e tutti gli altri componenti e/o invitati all'incontro.
Essendo poi Paola e io le uniche donne presenti e partecipanti, si creo' un rapporto piu' stretto tra noi, rafforzatosi nel periodo della sua Presidenza, durante il quale potei condividere con lei anche la comune passione e l'impegno "con e per" i movimenti delle donne (che in quella sede appassionava, per la verita', solo Ardigo'!), nonche' in seguito, per molto tempo anche dopo la fine della Lega Democratica, il complicato percorso di ricerca del femminismo cristiano, del quale Paola Gaiotti era stata tra le prime autorevoli studiose.
Dovremo trovare tempi e modalita' per approfondire il racconto di questa comune esperienza, attingendo a tutto il contributo di interventi e relazioni che questa donna autorevole ci ha regalato all'interno delle scuole di formazione della Lega Democratica, alla corrispondenza personale intercorsa, ai suoi articoli sulla rivista Appunti di cultura politica che l'hanno vista tra le promotrici, la cui nascita viene associata nelle memorie al giorno del rapimento di Aldo Moro.
"Non e' una giornata che io possa dimenticare il 16 marzo 1978. Per il pomeriggio era convocato il gruppo dirigente della Lega democratica presente a Roma [...] arrivai, come tutti, alla riunione sconvolta, interrogandoci sul destino di Moro, su quello di questo paese, su cio' che sarebbe avvenuto [...] la nostra riunione fu piena di interruzioni, di scambi telefonici, di ricerche di informazioni. Io stessa, lo ricordo bene, riuscii a telefonare a Noretta Moro, che mi rispose direttamente al telefono, interrogandomi lei per prima con un coraggioso e imprevedibile: - Come sta Angelo, come sta Eugenio (il figlio unico di Paola)? [...] Gia' in quel pomeriggio avvertimmo il senso della sfida radicale che avevamo davanti. Emerse in quel nostro drammatico - che fare? - come unica risposta nelle nostre mani, la decisione di far uscire una rivista. Decidemmo cosi' di preparare immediatamente l'uscita di un organo fieramente sobrio, nel titolo e nella veste editoriale, che intendeva rilanciare il gusto della pagina pulita senza fronzoli. [...] La storia dei trent'anni della testata di Appunti di cultura e politica, che ha segnato a lungo la vita quotidiana mia e di mio marito, il cui primo numero uscira' nel maggio 1978, si radica dunque li', non coincide casualmente con i trent'anni della fine di Moro, che segnano i tempi della storia italiana, si identificano con essi in radice" (Passare la mano, pag. 177-178).
Mi sono permessa questa lunga citazione per fornire un assaggio della peculiarita' del racconto di vita che e' stato l'ultimo grande lascito della nostra cara Paola.
Una narrazione che non solo rivela una acuta e appassionata analisi del suo tempo presente, ma ci racconta di amicizia, amore, gioie, maternita', lotte, successi, fallimenti, studi, ricerche, scelte, nomi, volti, errori, disincanti e speranze.
Dietro questo affascinante profluvio di parole, in un italiano piacevole e non stucchevolmente dotto, si svela la tempra di una donna forte, il sorriso franco che sapeva scoppiare in una sonora risata, la dolcezza, molto nascosta, di una donna dallo spirito forte e dal cuore tenero come quello cui aspirava la nostra amata Sophie Scholl.
L'ultimo abbraccio con lei (restia alle effusioni come molte donne dei suoi anni, ma cedevole alla gioia di un rivedersi dopo lunghe assenze!) fu in occasione della presentazione del suo libro, che mi fece l'onore di poter commentare, all'interno di un ciclo di incontri dal titolo Donne nel secolo breve. Fra Chiesa, societa' civile e politica, organizzati a Milano nel 2011, da Rosa Bianca, Citta' dell'uomo, CIF Lombardia, Gruppo Promozione Donna. Tutti gruppi e realta' che l'hanno vista protagonista e che hanno con lei un grande debito di riconoscenza, tanto da poterla annoverare tra le proprie indimenticabili maestre.
Certamente questo vale per la mia vita e la mia storia. Grazie Paola.

8. REPETITA IUVANT. UN'AZIONE EFFICACE, E FORSE LA PIU' EFFICACE, PER FERMARE LA GUERRA E SALVARE INNUMEREVOLI VITE: SCIOGLIERE LA NATO

Ogni persona ragionevole, ogni umano istituto ordinato al bene comune, crediamo condividano queste convinzioni: che ogni essere umano ha diritto alla vita; che la guerra, che le vite umane distrugge, e' un crimine.
Ed in specifico riferimento alla guerra scatenata dal folle e criminale governo russo contro la popolazione ucraina inerme e innocente: che occorre soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla guerra; che occorre inviare aiuti umanitari per sostentare l'esistenza di chi non puo' o non vuole fuggire, e per ricostruire prima possibile e meglio possibile le strutture e i servizi necessari alla vita quotidiana; che occorre inviare forze di interposizione nonarmata e nonviolenta sotto la guida dell'Onu per fermare subito le stragi e le devastazioni; che occorre adoperarsi per l'immediato cessate il fuoco e l'immediato inizio di negoziati di pace che facciano cessare tutte le uccisioni.
E un'altra cosa ancora occorre fare, e farla subito, ed e' un compito che precisamente riguarda alcuni paesi europei tra cui l'Italia: sciogliere la Nato.
*
La Nato, organizzazione terrorista e stragista, braccio armato dell'azione militare statunitense per destabilizzare, devastare, immiserire, imbarbarire l'Europa, deve essere al piu' presto sciolta, ed i suoi vertici devono essere processati per i crimini commessi da decenni a questa parte.
E nelle more delle procedure di scioglimento, per impedire che possa commettere nuovi crimini, occorre che i governi dei paesi che ne fanno parte pongano il loro veto a qualunque iniziativa l'organizzazione terrorista e stragista intendesse realizzare.
Sciogliere la Nato e' la cosa di gran lunga piu' efficace che i paesi europei che ne sono membri possano fare oggi per la pace e per salvare innumerevoli vite.
*
Solo con lo scioglimento della Nato cadrebbe ogni fraudolento pretesto per la scellerata guerra che il folle e criminale governo russo sta conducendo contro la popolazione ucraina inerme e innocente.
Solo con lo scioglimento della Nato l'Unione Europea potrebbe tornare alla politica di pace e cooperazione dichiarata in tutti i suoi atti costitutivi e strumenti giuridici fondamentali.
Solo con lo scioglimento della Nato l'Unione Europea potrebbe realizzare una politica di difesa e sicurezza comune, finalmente non piu' asservita all'imperialismo americano.
Solo con lo scioglimento della Nato l'Unione Europea potrebbe divenire una vera unione europea: inclusiva di tutti i paesi europei, Russia compresa.
Solo con lo scioglimento della Nato l'Unione Europea potrebbe avviare la politica di disarmo necessaria e urgente per contrastare il pericolo di una guerra mondiale che puo' distruggere l'intera civilta' umana.
*
Si riconosca la nuda verita': la Nato, con la fine del Patto di Varsavia e il crollo dell'Urss, non e' piu' - se mai lo fosse stata - un'alleanza difensiva, ma e' un'alleanza militare aggressiva il cui scopo e' minacciare, preparare, provocare, organizzare, eseguire destabilizzazioni, colpi di stato e guerre, guerre che sempre e solo consistono dell'uccisione di esseri umani, guerre che sempre e solo costituiscono crimini contro l'umanita'.
Si riconosca la nuda verita': la Nato non aiuta affatto il popolo ucraino vittima dell'invasione, della guerra, delle stragi e delle devastazioni volute dal folle e criminale governo russo: la Nato, come il governo americano di cui e' estensione e strumento, ne favoreggia il massacro.
Si riconosca la nuda verita': la Nato non contrasta la violenza del folle e criminale governo russo: gli fornisce materia per la propaganda, per quanto menzognera e fraudolenta essa palesemente sia.
Si riconosca la nuda verita': la Nato impedisce che l'Unione Europea ed i paesi che ne fanno parte possano contribuire positivamente a un negoziato che ponga fine alla guerra e alle stragi.
Si riconosca la nuda verita': la Nato opera per la crescita del riarmo, della militarizzazione, del bellicismo che stanno mettendo in pericolo l'esistenza dell'intera umanita'.
Si riconosca la nuda verita': la Nato non promuove ne' difende la democrazia e i diritti umani, ma il militarismo, il primato delle armi e della violenza, il disprezzo per le vite umane, la barbarie razzista e il potere imperiale del complesso militare-industriale che governa la politica statunitense contro il diritto e la liberazione dei popoli, contro i diritti umani di tutti gli esseri umani, contro il mondo vivente vittima di uno sfruttamento insostenibile e desertificatore.
*
E' ovvio: non basta sciogliere la Nato, occorre anche soccorrere tutte le vittime della guerra e della fame, delle violenze e dei disastri.
E' ovvio: non basta sciogliere la Nato, occorre anche il disarmo e la smilitarizzazione del mondo.
E' ovvio: non basta sciogliere la Nato, occorre anche la cooperazione internazionale per il bene comune dell'umanita'.
E' ovvio: non basta sciogliere la Nato, occorre anche sostenere la democrazia e i diritti umani ovunque.
E' ovvio: non basta sciogliere la Nato, occorre anche contrastare tutti i regimi che violano i diritti umani, tutti i regimi dittatoriali, tutti i regimi che commettono guerre e stragi, come il folle e criminale governo russo.
E' ovvio: non basta sciogliere la Nato, occorre anche sostenere l'Onu ed aumentarne l'efficacia.
E' ovvio: non basta sciogliere la Nato, occorre anche passare dalla difesa armata alla difesa popolare nonviolenta; dalla gestione dei conflitti basata sulla forza alla gestione e risoluzione nonviolenta dei conflitti; dal periclitante status quo alla politica nonviolenta, alla societa' nonviolenta, alla nonviolenza come metodo e come sistema, alla nonviolenza come fondamento del diritto, delle relazioni, delle istituzioni, della convivenza. E fortunatamente gia' molte e luminose sono le esperienze storiche nonviolente cui fare riferimento.
*
Un'Unione Europea che s'impegnasse per lo scioglimento della Nato potrebbe chiedere con effettiva capacita' di persuasione al governo russo di porre immediatamente fine alla guerra contro la popolazione ucraina.
Anche un singolo paese europeo membro della Nato che s'impegnasse per lo scioglimento della Nato (nel frattempo fermandone ogni iniziativa esercitando il suo potere di veto) potrebbe chiedere con effettiva capacita' di persuasione al governo russo di porre immediatamente fine alla guerra contro la popolazione ucraina.
Occorre fermare immediatamente la guerra scatenata dal folle e criminale governo russo.
Occorre fermare immediatamente la guerra e le stragi di cui essa consiste.
Occorre fermare immediatamente la guerra per salvare tutte le vite umane che e' possibile salvare.
Occorre fermare immediatamente la guerra che gia' si sta estendendo e puo' diventare da un momento all'altro mondiale e nucleare, e distruggere l'intera famiglia umana.
Occorre fermare immediatamente la guerra.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Ivan Berni, La prima Internazionale, Rcs, Milano 2022, pp. 160, euro 5,99.
- Michele Bonucci, L'uomo sulla Luna, Rcs, Milano 2022, pp. 160, euro 5,99.
*
Riletture
- George Eliot, Middlemarch, Penguin, London 1965, 1985, pp. 912.
- George Eliot, The Mill on the Floss, Wordsworth Editions, Ware 1993, pp. XIV + 496.
- George Eliot, Selected critical writings, Oxford University Press, Oxford 1992, 2000, pp. XLIV + 388.
*
Riedizioni
- Roberto Calasso, Ka, Adelphi, Milano 1996, 2001, Gedi, Torino 2022, pp. 536, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
- Tomas Navarro, Wabi Sabi. Scoprire nell'imperfezione la bellezza delle cose, Giunti, Firenze- Milano 2019, Rcs, Milano 2022, pp. 288, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Maestre
- Gisela Bock, Le donne nella storia europea. Dal Medioevo ai nostri giorni, Laterza, Roma-Bari 2001, 2006, pp. VI + 502.
- Anne, Charlotte, Emily Bronte, Tutti i romanzi, Newton Compton, Roma 2016, 2020, pp. 1920.
- Barbara Ehrenreich, Una paga da fame, Feltrinelli, Milano 2002, 2004, pp. 168.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4544 del 27 luglio 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com