[News] Controffensiva troppo rischiosa, militari ucraini disobbediscono ai piani di attacco della Nato. Meloni e Mattarella non dicono nulla?



Le rivelazioni del Financial Times 

Sono inquietanti le rivelazioni sull'addestramento Nato impartito ai soldati ucraini. Un addestramento "suicida" orientato unicamente al successo della controffensiva senza tener conto delle perdite. Una riedizione in chiave moderna degli assalti suicidi ordinati nella prima guerra mondiale dal generale Cadorna.

PeaceLink ha tradotto l'articolo del Financial Times che in un significativo passaggio riporta i forti malumori che hanno spinto i soldati ucraini a non voler adottare le tecniche di combattimento impartite dalla Nato.

L'articolo tradotto è

"Soldati ucraini troppo avversi al rischio"

https://www.peacelink.it/conflitti/a/49627.html

Le narrazioni militari comparse su vari mezzi di informazione italiani non hanno documentato e in certi casi neppure menzionato la sproporzione assoluta fra i rischi e i risultati della controffensiva ucraina. Non è stata quantificata la perdita di soldati durante la controffensiva privilegiando come notizia avanzate di "centinaia di metri al giorno", riprendendo le parole di Stoltenberg, segretario generale della Nato. 


Soldati ucraini trasformati in pedine sacrificabili

Negli ultimi mesi, la crisi in Ucraina ha attirato l'attenzione internazionale e ha visto la partecipazione attiva della NATO nell'addestramento delle forze ucraine. Recentemente, il Financial Times ha pubblicato un articolo che solleva domande e preoccupazioni riguardo a queste attività di addestramento. L'articolo suggerisce che i soldati ucraini potrebbero essere stati addestrati dalla Nato a tattiche di combattimento che mettono in pericolo la loro vita, inducendoci a interrogarci sull'etica dell'addestramento militare e sulle sue implicazioni geopolitiche.

La NATO avrebbe quindi addestrato i soldati ucraini con tattiche che sembrano mettere in secondo piano il sacrificio umano a vantaggio di obiettivi militari. Queste tattiche sarebbero state così estreme da spingere vari reparti ucraini a ribellarsi agli istruttori NATO.
I soldati non erano disposti a diventare "carne da cannone". Leggiamo questo passaggio del Financial Times:

"Se facessi solo quello che mi hanno insegnato [le forze armate occidentali], sarei morto", dice Suleman, comandante delle forze speciali del 78° reggimento.

E ad un certo punto ha sbottato:

 "Ragazzi, questo ci porterà alla morte".


È un'affermazione estremamente grave e solleva domande fondamentali sull'addestramento fornito dall'Alleanza Atlantica.

Sarebbe importante che le questioni sollevate fossero sottoposte a un'attenta valutazione e una verifica accurata, anche ricorrendo a interrogazioni parlamentari. 

L'addestramento militare potrebbe infatti non essere stato condotto nel rispetto dei diritti umani perché ogni operazione militare dovrebbe dare priorità militare alla difesa della vita. Le operazioni suicide richieste dalla Nato non servono a salvare altre vite umane in pericolo ma a "liberare" villaggi disabitati e distrutti. Sono operazioni finalizzate solo a dimostrare una possibilità di "vittoria" sulle forze russe, facendole arretrare, e questo a costo di migliaia e migliaia di perdite ucraine. È quindi un obiettivo solo di orgoglio militare, volto ad alimentare una narrazione vittoriosa nella speranza alquanto irrealistica di sfondare le poderose linee fortificate russe.

La NATO ha svolto un ruolo attivo nell'offrire assistenza e formazione alle forze ucraine per migliorare la loro prontezza e capacità.

Tuttavia, è cruciale che l'addestramento militare promuova principi fondamentali di etica e rispetto per i diritti umani. La comunità internazionale deve essere vigile nell'assicurarsi che gli sforzi di addestramento siano in linea con tali valori.

In conclusione, le rivelazioni del Financial Times sull'addestramento dei soldati ucraini da parte della NATO sollevano interrogativi importanti sull'etica di questa organizzazione militare internazionale, di cui l'Italia fa parte. La Nato non ha avuto scrupoli nel trasformare i soldati ucraini in pedine sacrificabili in un piano sanguinosissimo per sbaragliare la Russia e farla collassare militarmente. Piano che è fino a ora fallito nei suoi aspetti tattici e strategici ma che si è pienamente avverato sul versante dei costi umani elevatissimi.

Per leggere la traduzione dell'articolo completo del Financial Times cliccare su
https://www.peacelink.it/mediawatch/a/49629.html 

In questa brutta storia siamo pienamente coinvolti perché facciamo parte della Nato. Il Governo e il Presidente della Repubblica potrebbero far sentire la loro voce.

Alessandro Marescotti 
Presidente di PeaceLink