romero



Oscar Arnulfo Romero e' morto vent'anni fa. Un morto scomodo per tanti. Un
morto che parla ancora alle nostre anime e ai nostri cuori. ai Salvadoregni,
pero', parla la lingua dell'emancipazione ed e' sicuramente per questo che per
loro e' gia' santo.

BUONA LETTURA, PLG
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A lezione d'utopia
dal vescovo Romero

Vent'anni fa hanno ucciso il vescovo Romero, in Salvador.
Dodici religiosi sono stati assassinati prima di lui e dopo
di lui: quattro gesuiti in una sola notte. La loro Chiesa
del silenzio doveva tacere. Rompeva le regole di un mondo
che fingeva d'essere libero ed era solo feroce con chi
moriva di fame. Il piccolo vescovo aveva inaugurato
un'altra speranza nel più affollato continente cristiano.
L'ho incontrato in cattedrale: sembrava un cantiere
spogliato da un incendio. Dopo l'omelia cominciava un
silenzio innaturale. Con giornali e tv imbavagliate, la
voce del vescovo era la sola a far sapere quante persone
erano sparite durante la settimana: uomini senza divisa,
con scarpe militari, le avevano spinte dentro auto senza
targa mentre i poveretti uscivano dall'università o
tornavano dai campi. Sotto i colonnelli nutriti dalla
Washington di allora, chi brontolava finiva così. In quel
1977 Romero restava un conservatore tormentato dai dubbi.
Ritrovo la sua voce nel registratore. Rimpiange "il vecchio
Salvador" che la paura aveva cambiato: 14 mila vittime
l'anno, scelte una per una, svanite nel niente. Lui
organizzava il riconoscimento dei corpi abbandonati dopo la
tortura. File di facce pallide bussavano al suo ufficio
aspettando di sfogliare le foto raccolte sotto copertine
destinate all'allegria: battesimi, matrimoni. Invece, in
ogni pagina, prigionieri sfigurati. A volte le mani
lasciavano cadere l'album con sollievo: forse è vivo. O
scoppiavano a piangere mormorando un nome. Da un incontro
all'altro Romero cambiava. Lo trovavo più triste, eppure
continuava a lottare. Discorrevamo passeggiando sotto i
portici del seminario di San Josè della Montagna. Veniva
sempre da posti che impolveravano le scarpe. Ed era solo.
Gran parte dei vescovi lo aveva abbandonato: non capivano
quel suo frequentare la gente immersa nelle immondizie.
Eppure tre mesi prima di morire manteneva la speranza, duro
come un ragazzo: "Anche i militari prima o poi capiranno le
parole di pace... Non è un'utopia? provavo a dirgli. "Mi
guardi. Se non credessi all'utopia porterei questo
vestito? Gli hanno sparato mentre diceva messa. Dopo
l'assassinio di Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury,
nessun vescovo era stato ucciso sull'altare. Ma la memoria
è debole. Oggi Fernando Saenz, il monsignore spagnolo che
ne ha preso il posto, è cappellano delle forze armate col
grado di generale.
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FONTE: CORRIERE DELLA SERA - 30/3/2000





























   



PIER LUIGI GIACOMONI
rhenus at libero.it

Net-Tamer V 1.11.2 - In Prova

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