[Ecologia] Ilva-AdI, nell'audizione al Senato PeaceLink chiede un piano di riconversione utilizzando i fondi per i nuovi armamenti



«Un impianto che inquina e non fa nemmeno profitto» stigmatizza Alessandro Marescotti, portavoce di Peacelink, facendo riferimento all’impressionante cifra di 3,1 miliardi di euro di debiti di AdI.

«DI FRONTE A QUESTA ABNORME situazione di indebitamento – prosegue Marescotti – il prestito di 320 milioni deciso dal governo appare come un disperato tentativo di rimandare un incombente fallimento. La concessione del prestito rischia però di far proseguire il preoccupante trend crescente del benzene cancerogeno: lo Stato può consentire con un prestito la prosecuzione di un’attività che mette in pericolo la salute, in particolare quella dei bambini? – chiede Marescotti in Senato -. La nostra posizione è nessun prestito per proseguire questa attività pericolosa per la salute». In subordine, Peacelink propone due emendamenti al ddl: il primo per vincolare i prestiti statali al «non superamento della soglia di 27 microgrammi a metro cubo di benzene quale media oraria. In caso di 3 sforamenti (nel 2023 sono stati 32) i prestiti dovranno essere sospesi. I superamenti negli anni successivi non potranno essere più di uno all’anno». Il secondo chiede «un piano di riconversione e di reimpiego delle maestranze, utilizzando in particolare fondi per i nuovi armamenti, a partire dal programma Gcap-Tempest inserito nel Documento programmatico pluriennale i cui fondi sono 5 miliardi». Ossia dirottare fondi dedicati al comparto militare verso la bonifica e la riconversione di una delle aree più contaminate d’Italia.

AD APRILE SARÀ LA CORTE di Giustizia Europea ad esprimersi sul ricorso intentato da centinaia di cittadini di Taranto danneggiati dall’inquinamento: un parere favorevole (come già lo è stato il parere dell’avvocatura della Corte Europea a dicembre), potrebbe fermare gli impianti e aprire le porte alle richieste di risarcimento dei cittadini.

Il Manifesto 7.2.2023