[Disarmo] Effetto-Ucraina sull'export italiano di armi: è aumentato del 24%



Aumenta di più del 24% l’esportazione di armi italiane, soprattutto grazie alle vendite all’Ucraina, passate da zero a quasi mezzo miliardo di euro. È quanto riferisce la “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, relativa al 2023, inviata dal governo al Parlamento. Un documento che, se fosse approvata la riforma della legge 185 del 1990 sul commercio delle armi presentata dal governo, conterrebbe molte meno informazioni. E quello di questo anno è molto importante, visti i conflitti in atto. Come si legge nella parte elaborata dal ministero degli Esteri, malgrado il numero delle operazioni di esportazione autorizzate sia leggermente diminuito, è invece cresciuto il valore delle esportazioni individuali, da 3,83 miliardi a 4,76, con un incremento di ben il 24,43% rispetto al 2022, che diventa il 30,63 rispetto al 2021. La cifra più alta dal 1991 dopo gli anni 2016, 2015, 2008 e 2011. E che arriva addirittura a 6,31 miliardi se aggiungiamo anche le licenze globali.

Dove finiscono le armi italiane? Per il 46,37% in Paesi Ue o membri europei della Nato, il 15,33% in Africa settentrionale e Medioriente, il 12,71% in Paesi europei non Ue e Nato, e Osce extraeuropei, il 9,82% in Asia, il 9,68% in America del Nord. La Francia, che nel 2022 era al sesto posto, è passata al primo, con 465,4 milioni, seguita con 417,3 milioni dall’Ucraina, che era 49esima nel 2022 e addirittura a zero importazioni negli anni precedenti. Seguono gli Usa, con 390,3 milioni, l’Arabia Saudita (nona nel 2022) con 363,1, il Regno Unito a 277,6, e la Turchia a 231,3.

Il dato relativo all’Ucraina, si legge nella Relazione, «evidenzia come il conflitto in corso, dopo una prima fase in cui l’assistenza militare è stata gestita quasi interamente tramite le forniture organizzate dal ministero della Difesa (che non necessitano di licenza e dunque non figurano nei nostri dati), nel 2023 ha coinvolto in maniera più ampia le capacità produttive dell’intero sistema Paese, con sempre maggiore apporto da parte del settore privato».

Invece nell’altro scenario di guerra, «per quanto riguarda Israele, nel 2023, il valore delle esportazioni autorizzate (9,9 milioni) è rimasto stabile rispetto all’anno precedente. Come noto, le caratteristiche dell’azione israeliana su Gaza in reazione al criminale assalto condotto da Hamas, dopo il 7 ottobre 2023 hanno indotto a valutare la concessione di nuove autorizzazioni verso Israele con particolare prudenza. È stata, come noto, sospesa la concessione di nuove autorizzazioni all’esportazione di armamenti».

Antonio Maria Mira

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