[Disarmo] "Le nostre munizioni si stanno esaurendo”. Doveva collassare la Russia e invece si stanno svuotando le scorte della Nato



Le difficoltà negli approvvigionamenti dalla parte occidentale del fronte sono note dalla fine del 2022. Tutta colpa della strategia in materia di Difesa dei Paesi Nato che non contemplavano più da anni la possibilità di una guerra convenzionale ai loro confini, concentrando l’addestramento e la produzione nel campo dell’aerospazio e in tecniche di combattimento e intelligence volte ad affrontare gruppi armati paramilitari e terroristici, ma non eserciti regolari potenti come quello russo. Dal canto suo, invece, Mosca non ha mai escluso la possibilità di un conflitto in stile novecentesco, sfruttando l’ancora enorme arsenale ereditato dagli anni della Guerra Fredda e integrandolo con sempre nuovi pezzi e munizioni, facilitata dalla propria dottrina militare con al vertice proprio l’artiglieria.

Anche per questo l’Alleanza è tornata a chiedere ai Paesi membri di rispettare la soglia minima del 2% del Pil da destinare alla produzione di armamenti. E anche per questo il Parlamento europeo ha dato il via libera al piano per fornire nuove armi all’Ucraina, anche con i soldi del Pnrr. Tutte mosse, però, che rischiano di risultare tardive: riorganizzare e aumentare la produzione richiede mesi, se non anni. Le aziende devono riconvertire le proprie catene produttive, devono essere fatti nuovi investimenti nella logistica e sui canali di approvvigionamento. Tutto ciò mentre il conflitto, nei momenti più intensi, ha visto entrambe le parti sparare decine di migliaia di munizioni al giorno: un ritmo difficilmente sostenibile anche per le attuali catene produttive americane senza che vengano messe in crisi le scorte nazionali.

Gianni Rosini

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